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Il paradiso giudiziario
L’Unità – È passata.
La chiamano ex-ex Cirielli, perché il suo primo firmatario l’ha rinnegata dopo l’incursione legislativa volta a salvare il soldato Ryan, alias onorevole Previti; e poi di nuovo l’ha ripresa in braccio come un figliol prodigo quando la Camera, sotto la spinta del Quirinale, ha abolito l’immondo principio che la legge potesse valere per i processi già giunti a dibattimento. Ma, come più volte ho avuto modo di ricordare, questa resta la legge S.P.: ovvero -secondo i gusti- la legge Salva Previti, Senza Pudore e tante altre cose. Non per altro questa norma, per la prima volta nella storia, ha creato un’alleanza che va dai dipartimenti di diritto delle nostre università fino alla Walt Disney e alla Metro Goldwin Mayer (che vi vedono un via libera per ogni forma di pirateria contro i diritti dell’ingegno), dai costituzionalisti moderati alla opposizione di sinistra, dalla Corte di Cassazione ai movimenti. E in effetti raramente, forse mai, nella storia legislativa italiana si e’ visto un così sfrontato, colossale, irresponsabile caso di interesse privato in atti d’ufficio. Del quale faranno le spese tutti gli italiani che chiedono o hanno concretamente bisogno di una decente applicazione del sacro (e tante volte vilipeso) principio della certezza della pena. E’ vero infatti che la legge non avrà più, sul piano quantitativo, le conseguenze devastanti già calcolate in numerose sedi, nel senso che non farà saltare centinaia di migliaia di processi già incominciati. Essa però avrà effetti sul senso di impunità futura di chi commette reati di gravità media e medio-alta.
E ancora. E’ vero che Previti non potrà beneficiarne direttamente nell’ambito delle sue vicende giudiziarie. Ma e’ vero che si e’ trovato un punto di equilibrio politico da un lato nella applicabilità della legge ai processi non ancora pervenuti al dibattimento in primo grado (e in tal caso e’ stato notato che tra i beneficiari saranno Totò Cuffaro e Silvio Berlusconi), dall’altro nella speranza concessa Cesare Previti di potere impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale (per incostituzionalità, il famoso “contra personam”) per allungare i tempi del suo processo fino a prescrizione avvenuta. Ovvero, di potere ottenere la sospirata prescrizione per altre vie.
Sul piano politico e morale, insomma, la legge continua a essere nel senso più forte una legge ad personam. Non si spiegherebbe altrimenti perché essa abbia avuto la tipica corsia preferenziale predisposta per tutte le leggi della vergogna, per tutte le leggi che vedono in discussione (come anche la legge elettorale) gli interessi più urgenti della maggioranza di governo. Cambiamento degli orari di aula decisi all’ultimo minuto a maggioranza, contingentamento massimo dei tempi, e ogni altro espediente ben collaudato per le grandi occasioni. Non si capirebbe, ancora, perché la sua approvazione, con sconcertanti giravolte sul calendario del Senato, sia stata anteposta alla ratifica del trattato contro la criminalità transnazionale. Chi ha visto e vissuto questi cinque anni riconosce i segni, le tracce, l’odore, le impronte. Ora, come non ci stancheremo mai di dire, questa legge cadrà come una mannaia sulla idea, che in tanti abbiamo accarezzato, di poterci dotare di un sistema giudiziario in grado di contribuire alla realizzazione del bisogno diffuso di sicurezza. Si lamentano le rapine in villa, si chiede vendetta contro i profanatori di case a scopo di furto e di rapina? Benissimo, questa legge dimezza i tempi della prescrizione per il furto in abitazione. Si lamenta che lo Stato non abbia più risorse neanche a piangere, tanto da non poterne dare agli enti locali neanche per voci di prima necessità? Benissimo, la legge dimezza i tempi della prescrizione anche per le truffe contro lo Stato. Si deplorano le dimensioni della prostituzione, cresciuta sulla spinta delle ondate migratorie? Benissimo, la legge dimezza i tempi della prescrizione per lo sfruttamento della prostituzione. Si denunciano le violenze di frange facinorose o della delinquenza diffusa contro la polizia? Evviva, la legge dimezza i tempi di prescrizione anche per la violenza contro pubblico ufficiale.
Eccetera.
Drammaticamente eccetera. Tutto ributtato sugli italiani per difendere pochi interessi personali che non hanno nemmeno il coraggio politico di uscire allo scoperto.
Per essere chiari. Un impiegato che non rispettasse i turni di trattazione dei documenti del suo ufficio e desse la precedenza a un amico o alla moglie sarebbe passibile di una denuncia per interesse privato in atti d’ufficio. Qui avviene qualcosa di incomparabilmente più grave, senza che nessuno sia chiamato a risponderne. Con l’aggravante dei costi pagati dalla collettività intera in tema di giustizia e sicurezza. Ma anche dei costi pagati in leggi di pubblica utilità che il parlamento non ha potuto discutere e approvare per dedicarsi a questa, anima e corpo, per intere settimane.
I sociologi e i filosofi del diritto avranno ora a disposizione un caso unico, clamorosamente di scuola, per spiegare come nascano le leggi del più forte. Per riflettere su ciò che in una società diseguale e’ reato e ciò che non lo e’. Per descrivere le schizofrenie del potere, che nella stessa legge aumenta le pene, portandole anche a proporzioni folli, ma poi rende la pena incerta o eventuale. Per spiegare come chi annuncia la mano dura, durissima, in nome della sicurezza poi offra ai delinquenti autentici paradisi giudiziari. Chissà da Vespa. Chissà che cosa andrà a dirci Silvio Berlusconi quando andrà lì a proporre il suo nuovo contratto con gli italiani. Chissà se gli verrà in mente di raccontare per filo e per segno di questa legge. E chissà se Vespa, da bravo “terzo ramo del Parlamento”, chiamerà qualcuno dell’opposizione (preparato, per favore…) a spiegare agli italiani, con grafici e tabelle, che cosa accadrà grazie a questa invenzione. Anche ad armi impari. Berlusconi con un lussuoso tavolo di ciliegio. Il suo interlocutore con una tavola e due cavalletti. Vediamo chi vince.
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