La politica della doppiezza. Da Andreotti a Berlusconi

La doppiezza come grammatica della cultura politica in Italia. Un male che ha coinvolto tutti i partiti italiani, dalla Dc al Pci, ai socialisti di Craxi, e che continua a caratterizzare le nuove formazioni del dopo-Tangentopoli.
Quale partito direbbe mai, in un programma elettorale, che vuole più inquinamento, che reclama un’amministrazione inefficiente, che promette di raddoppiare le tasse o è favorevole alla lottizzazione dell’informazione radiotelevisiva? Nessuno. Ma, nella realtà, partiti che presentano programmi tra loro molto diversi fanno poi cose simili e, viceversa, partiti che chiedono o promettono cose simili esprimono nella prassi comportamenti molto diversi. Ciò dipende dal fatto che la principale differenza tra le varie posizioni non è data né dai programmi né dalle ideologie, bensì da quella che nel libro si definisce ‘la cultura politica’, cioè l’insieme degli atteggiamenti verso la cosa pubblica, dei principii e delle regole etiche che li governano.
La strutturale doppiezza della cultura politica nel nostro Paese risale a contraddizioni storiche mai risolte. E’ questo il male oscuro che colpisce la democrazia italiana attraversando, in misura variabile, l’intero arco dei partiti.

Nando dalla Chiesa, La politica della doppiezza. Da Andreotti a Berlusconi, Einaudi 1996

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