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Inappellabilità: ennesima legge ad personam
Questa legislatura si chiude con l'ennesima legge ad personam, che porta al punto ultimo della sua vergogna il fatto di essere stata approvata a Camere sciolte.
Per tutelare gli interessi di Berlusconi e dei suoi amici, scompare il processo giusto che prevede che le sentenze possano essere appellate. A pagare il conto più salato saranno – come sempre – i disgraziati. Da oggi le vittime hanno meno diritti, con tanti saluti a "Caino e Abele".
Ecco di seguito la mia dichiarazione di voto al Senato di martedì 14 febbraio:
"Signor Presidente onorevoli colleghi, così come avevamo cominciato, stiamo finendo. Dopo la proroga di due settimane, neanche quella è bastata, siamo ancora qui a chiudere questa legislatura con provvedimenti ad personam. Qualcuno dice: smettiamo di parlarne, ma sarebbe meglio dire: basta farne!
Credo che, fra l'altro, questo provvedimento sia incostituzionale in radice, perché cambia la funzione della Corte di cassazione così com'è prevista dalla nostra Carta costituzionale. Non sono bastati i rilievi mossi dal Presidente della Repubblica: vengono di fatto respinti al mittente, immaginando che, parlando di valutazione di opportunità, si possa mettere in discussione un rilievo che comunque ha un fondamento nella nostra Carta costituzionale.
Scegliamo con questa legge di squilibrare ancora di più di quanto già non lo siano, nel processo, i rapporti tra l'accusa e la difesa, ma soprattutto, ancora di più di quanto già non sia, noi limitiamo i poteri delle parti civili.
Onorevoli colleghi, non diciamo che il fatto di avere salvaguardato la possibilità di chiedere un risarcimento civile tuteli le vittime. Le vittime non si costituiscono parte civile nei processi soltanto per avere soldi, ma prima di tutto per avere giustizia e vi sono lunghi esempi nella nostra storia giudiziaria. A loro questa possibilità di avere giustizia contro una sentenza iniqua, contro una sentenza venduta è impedita e credo che su ciò si dovrà riflettere quando si andrà in televisione, come giustamente veniva ricordato, a parlare di Caino e di Abele. È uno schema che non mi piace, ma sicuramente questa è una legge che indebolisce di molto la posizione delle vittime dei reati all'interno dei processi.
Ricordiamoci com'è nata questa legge: essa nasce esattamente nei giorni in cui la Corte costituzionale stabilisce che il lodo Schifani è incostituzionale, nel momento in cui, cioè, quello scudo che era stato proposto dal Parlamento per le cinque più alte autorità dello Stato – in realtà per una sola – veniva a cadere.
Ecco questa legge che tende a tutelare il principale imputato del processo che lo riguarda nel caso ritenuto allora assai possibile, perché il giudice di allora, Francesco Castellano, si era già sbilanciato in interviste pubbliche a favore dell'imputato che si sarebbe trovato di fronte. È a quel punto che si ritiene di proporre una legge che escluda l'appello, se vi è una assoluzione o un proscioglimento in primo grado.
Vorrei ricordare come è avvenuto quel proscioglimento, quella prescrizione di reato fondata su un sapiente bilanciamento delle attenuanti e delle aggravanti, dove l'attenuante decisiva fu costituita dalle attuali condizioni sociali di vita dell'imputato. E voi pensate che una parte civile non possa appellarsi nei confronti di questa sentenza? Pensate che lo Stato, nella veste della pubblica accusa, non possa appellarsi di fronte ad una sentenza del genere?
Altro è – e lo abbiamo ricordato – una sentenza che dichiari l'assoluzione per non aver commesso il fatto perché il fatto non costituisce reato. Ma di fronte a queste sentenze che sono di assoluzione per insufficienza di prove o il prodotto di un sapiente e scorretto utilizzo delle opportunità che sono consentite nel bilanciamento di aggravanti e di attenuanti, crediamo che il diritto di ricorrere per chi ha subito un reato ci sia eccome; eccome ci deve essere! È una legge di comodo.
Credo che a questo punto abbiamo tutti insieme fatto la figura di ritrovarci, dopo lo scioglimento delle Camere, a discutere di una legge incostituzionale, per rispedirla al Presidente della Repubblica, per fare un ultimo provvedimento ad personam; l'ultimo ancora, oltre lo scioglimento delle Camere, per niente. La Corte costituzionale non potrà che dichiarare questa legge incostituzionale.
Questa è la ragione per la quale, come Margherita, abbiamo cercato di ritardare il più possibile l'approvazione di questa legge e di portarla al punto ultimo della sua vergogna, quella di andare oltre i limiti dell'attività parlamentare e di dimostrare che i messaggi del Presidente della Repubblica, tra l'altro così largamente motivati, anche se in qualche passo forse discutibilmente motivati, ma così profondamente motivati per i punti che ci riguardavano, debbano essere rinviati".
Pavlov
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