Lo confesso, l’unica coca che ho preso aveva le bollicine

Left – Avvenimenti (17 febbraio 2006) – Lo faccio o non lo faccio? Sì, lo faccio. Ebbene, ecco a voi il mio outing: non ho mai fumato marijuana né hashish. Mai preso coca o eroina, mai preso extasy. Lo giuro. E nemmeno ho mai fumato sigarette o sigari. Meglio: ho giocato ad assaggiare un sigaro una volta, atteggiandomi al Che mentre mio figlio treenne strepitava che non lo facessi e gridava che il fumo fa male (poi a vent’anni si è messo lui a fumare). Oh, ecco fatto l’outing. E allora? Che c’è di male? Davvero, fatemelo dire, è singolare la reazione incredula di alcuni politici od opinionisti di fronte a un servizio del Corriere che è andato a curiosare nel passato giovanile di un po’ di esponenti della sinistra. Punto di partenza: la canna di Fini, naturalmente; ovvero l’outing del vicepresidente del Consiglio. Il quale, nel pieno delle polemiche sulle norme antidroga ficcate truffaldinamente nel decreto sulle Olimpiadi invernali, ha confessato di essersi concesso qualche "tirata" in gioventù, suggestionato dalla atmosfera esotica e forse anche dalla allegra compagnia in cui una volta si era trovato. Dopo quella dichiarazione il Corriere è andato a chiedere ai politici di sinistra se avessero pure loro precedenti del genere, o – perché no? – precedenti anche più tosti. Risultati? Deludenti assai per chi forse, davanti al titolo del servizio, si era ingolosito all’idea di trovare qualche piccante confessione. Quasi nessuno, infatti, ha dichiarato di avere fumicchiato o di avere assunto droghe semipesanti. E questo ha suscitato scandalo. Perché tacciono? Perché si vergognano a raccontare? Perché devono fare i perbenisti? Ma a chi gliela vogliono dare a bere, dopo che hanno fatto il Sessantotto?

Francamente non so gli altri. Ignoro se qualcuno abbia barato per non fare poi l’impervia fatica di dovere spiegare, di dovere rivendicare il proprio decoro morale nonostante il terribile "delitto" di fumo stupefacente. So con certezza di me stesso. E sulla base delle mie certe memorie ho risposto. Forse bisognerebbe avere meno consuetudine con i luoghi comuni che vorrebbero "un’intera generazione" assidua frequentatrice di hashish e affini, "un’intera generazione" simpatizzante del terrorismo, "un’intera generazione" dedita ai campi di nudismo. Le generazioni sono sempre cose complesse, che anche nei momenti di maggiore uniformità mentale si portano dentro di tutto. D’altronde, a proposito di sostanze eccitanti, perfino la penultima generazione dei giocatori juventini ha avuto qualcuno che le ha rifiutate -le sostanze-  nonostante le discrete pressioni a usarle per aumentare le prestazioni singole e della squadra. E in questo panorama sempre sia lodato Fabrizio Ravanelli.

No, davvero così non va. Altrimenti è inutile chiedere agli interessati. Qui non c’erano di mezzo domande sulla corruzione; e nemmeno, per dire, sulle infedeltà coniugali. Insomma, materie che potessero indurre a reticenze. Ma domande semplici, che non destano imbarazzo neanche nei nemici giurati di ogni droga. Il guaio è che se la rappresentazione della realtà non ci piace, invece di arrenderci alla sua evidenza diamo addosso ai fotografi, ai cronisti, ai sondaggisti. Così è anche nel calcio, d’altronde. La realtà, con le sue foto e le sue immagini filmate, racconta di uno sport intriso di ideologie politiche violente ed eversive, di stadi sempre più appestati dai simboli nazisti. La risposta? Non sono tifosi, con il calcio non c’entrano nulla. Complimenti. Andate avanti così.

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