“R” come rimonta, “U” come unione

Left – Avvenimenti (24 febbraio 2006) – "R" come rimonta. "R" come Roma. Sembra proprio la vecchia storia dell’unione (con la "u" minuscola) che fa la forza. Se ne è andato il divino Cassano al Real Madrid dopo anni di capricci e di allenatori che saltavano come birilli e la Roma, invece di diventare più debole o semplicemente più disciplinata, è diventata cinque volte più forte. E’ perfino meraviglioso constatare quanto possa contare il fattore morale. Per i singoli e forse soprattutto per le squadre. Ti liberi di un ingaggio stratosferico e inizi a volare. Come se il campione (e tecnicamente un campione autentico, giura Capello) fosse zavorra per via dei suoi bronci, delle sue umbratilità, delle sue rivalità. Forse anche in politica o nelle aziende o nelle università a volte gli insostituibili sarebbero perfettamente sostituibili con collettivo giovamento se solo qualcuno avesse il potere di sostituirli. Fatto sta che la Roma ha infilato – ancora incerottata – la più lunga sfilza di vittorie consecutive degli ultimi quarant’anni nel campionato italiano. Ha conquistato sei punti in dieci partite perfino alla Juve, che pure è volata tramortendo ancora una volta l’Inter. La quale forse proprio dalla Roma di Spalletti dovrebbe imparare la lezione più grande: la coesione, il gruppo, la dedizione, lo spogliatoio. Il famoso spogliatoio che rende insostituibile un Furino o un Gattuso.

Rimonta anche Del Piero. Devo confessarlo: da interista ho sofferto leggermente meno quando ho saputo che il gol della vittoria juventina nel derby d’Italia lo aveva segnato lui. Credo che il calcio nazionale oggi abbia – sul  piano umano soprattutto – pochissimi tipi come l’Alex bianconero. Quest’anno è stato un esempio, e mica solo per calciatori e tifosi. Che se la ripassino bene la sua lezione i vittimisti, i deboli di psiche, gli assi viziati, i campioncini in erba già pagati da fuoriclasse. Capello gli ha fatto sputare l’anima, lo ha umiliato sostituendolo o facendolo entrare da riserva. Avrebbe potuto ingaggiare il più classico scontro con l’allenatore di ferro. La classe contro il potere. Avrebbe potuto rivendicare il suo status di campione di lungo corso, di simbolo, di nazionale azzurro. Non l’ha fatto. Non ha aperto bocca, rifiutando al tempo stesso ogni "servo encomio" verso Capello, che pure aveva il coltello per il manico. Ha infilato un anno eccezionale. Ha battuto ogni record di gol segnati nella storia bianconera, veste i panni del trascinatore, e chissà che alla fine non ci regali – per la prima volta… – un grande mondiale.

In vista del quale speriamo che rimonti anche Francesco Totti. I suoi sputi sono per fortuna alle spalle. E’ tornato quello che avevamo conosciuto. E invece di godersi il trionfo giallorosso ci ha lasciato il perone. Che la sua rimonta duri davvero due mesi e ce lo consegni, magari pure riposato e decisivo, per i duelli di "Crante Germania".

E infine, sempre a proposito di rimonte. Dice il Cavaliere di avere ormai completato la sua. E per dimostrarlo mette sul piatto il noto sondaggio americano. Parrebbe che bari. Ma il guaio è che parrebbe pure sempre incinta la mamma dei suicidi nel campo avverso. Santo cielo, quanti assist, quanti regali da un fronte zeppo di vanitosi che farebbero ogni cosa pur di guadagnarsi uno 0,1 per cento in più. Speriamo che anche questi, illuminati dalla grazia divina o dalla ragione, capiscano finalmente la cosa più elementare: che l’Unione (questa volta con la "u" maiuscola) fa la forza. Se no li vendiamo. Come Cassano.

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