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Dalla Chiesa è premier, Romano sorride a teatro
Il 5 marzo lo spettacolo teatrale "Vota Sìlviolo!" ha fatto tappa (e con successo) anche a Roma. E’ con piacere che vi allego la recensione di Antonello Caporale apparsa su la Repubblica del 6 marzo scorso.
Satira del senatore della Margherita su Berlusconi.
Dalla Chiesa è premier, Romano sorride a teatro
(la Repubblica, 6 marzo 2006) ROMA. Berlusconi è sul palco. Prodi in platea. Berlusconi è finto. Prodi è vero. Berlusconi si fa chiamare Sìlviolo e non ride mai perché rinasce in Nando dalla Chiesa che come Clint Eastwood ha solo due espressioni: con e senza baffi.
Il professore invece stende il viso fino a illuminarlo di quei suoi sorrisi estasiati e lunghissimi. Vorrebbe non venir mai via dal teatro per non separarsi dall’incontenibile performance del premier inchiodato dalle domande di una intervistatrice Rai, nei tratti e nel decolleté vicina alle forme di Anna La Rosa.
Il presidente, cioè Sìlviolo, rincorre se stesso attraverso i cinque anni di governo.
Audace e poliglotta, “in America ho ricordato il Piano Marshall che in francese si chiama Marsciàll”, si dichiara stupito dall’affetto degli americani, “ho trovato un clima di sbalordimento al mio confronto”, e a volte anche sorpreso dalla grammatica, “ho attenzionato all’agenda le prime dieci cose da fare”.
Se la rideva ieri sera al Teatro Vittoria, quartiere Testaccio, il Professore. Accompagnato dal suo cassiere e amico di fiducia Giorgio Rovati, ha atteso di vedere oltre il sipario Lui, l’avversario. E lo ha gustato in solitario, mentre la verve caricaturale di Dalla Chiesa sospingeva il leader di Forza Italia verso vette di umorismo inarrivabili. E’ successo più volte.
Berlusconi dà lezioni di storia ad Anna e ricorda che “Marx, ebreo concepito durante la comune di Parigi, si faceva mantenere dall’industriale Hegel. Hegel con la acca signorina La Sposa”. E da lì la teoria marxiana del conflitto e dell’odio di classe, “mettevano tutti i bambini dentro la stessa classe e per forza che nasceva l’odio”, quello dello sfruttamento operaio, “lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, li mettevano infatti uno sull’altro”.
Come e meglio di una tisana e di un massaggio caldo in una giornata impossibile, Prodi, che in tv viene male e soffre di un linguaggio inespressivo, ha scelto la colata di parole berlusconiane per ritemprarsi dai veleni della campagna elettorale. In giro per l’Italia dalla Chiesa porta in scena l’ultimo suo lavoro, “Vota Sìlviolo”, nell’attesa che, chiuse le urne, concluda il tour con una promozione sul campo: “Se vinciamo farò il sottosegretario”, annuncia in camerino. E, prima di andare al governo, dalla Chiesa ha mostrato a Prodi come si riduce al tappeto l’avversario immortalandolo nelle fantasmagorie lessicali, frutto di suoi tormenti privati. ”Abolirò la Guardia di Finanza: una metà farà corsi di formazione per paracadutisti e l’altra sarà impiegata nelle forze degli alpinisti sommozzatori. Lunari infatti mi ha parlato delle Alpi marittime”. E poi, contrariato per il clamore e le polemiche suscitate dalle leggi ad personam: “ e per chi dovrebbero essere fatte le leggi se non per le persone? Lo Stato non può fare leggi per lo Stato, saremmo in conflitto di interessi”.
E’ un duello impossibile. Prodi non parla, ride solo. Berlusconi dilaga con le sue verità: “In America c’è grande affetto verso il Presidente Gorge Wiva Bush”.
Affacciata sul palco anche una finta ministra Moratti: “Mi ero stufata di vestirmi da uoma, allora ho detto a Pia, la mia parrucchiera…”. Alcune erano battute, altre lo sembravano soltanto invece.
Pavlov
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