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Garlasco, l’Italia che vorrei
Domenica mattina a Garlasco, vicino Pavia, famosa per le sue rotonde e per i giovanotti che ci vanno a caccia di giovanottine. Oggi è stata una piccola capitale morale. Piazzetta storica dedicata al generale dalla Chiesa. E una mattinata di festa e di memoria preparata con ogni attenzione, perfino con l’amore che viene dalla passione civile. E’ la forza dell’Italia dei comuni (queste sono le autonomie, accidenti!), con i suoi cittadini che si organizzano e arrivano con i palloncini davanti alla caserma dei carabinieri. E’ questa, anche, la forza della scuola pubblica, quella che sarebbe allo sfascio. Lo vedo da anni. Dicono che non ci si faccia educazione civica. E in parte è vero. Ma se qualcuno avesse visto la delicatezza e l’intelligenza con cui nella scuola media di Garlasco sono stati scelti i brani da fare leggere dai ragazzi, soprattutto ragazze, tutti perfettamente compresi di ciò che stavano facendo, ne sarebbe rimasto ammirato. Il discorso agli studenti del prefetto appena arrivato a Palermo, i brani sul potere, che "è anche un verbo", sulla vita che va intimamente sofferta, l’esortazione a liberarsi della cultura della raccomandazione. Passaggi modernissimi, che in quel contesto disegnavano il ritratto di un’altra Italia. O meglio dell’Italia più profonda, che ha resistito all’ondata del berlusconismo. Fate un salto in provincia, amici, invece di snobbarla. Lì c’è spesso il nostro futuro. Dimenticavo: una prof ha riscoperto anche la poesia di Neruda."Mi chiedete perché non parlo dei vulcani, delle foglie ecc? Venite a vedere il sangue per le strade, venite a vedere il sangue per le strade…". Ogni tanto quelle cose bisogna rileggerle o risentirle. Se no rischio pure io di dimenticare…
Nando
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