Elezioni. Gli ultimi saranno i primi

Visita in Senato, ieri mattina, per ragioni d’ufficio. Retrogusto amaro. Perché ci incontri, non ricandidati o messi tra color che son sospesi, diversi senatori bravi e combattivi, di quelli che hanno comunque retto l’opposizione nella legislatura più incredibile vissuta dal nostro parlamento. Uno spettacolo malinconico e che ti provoca un senso di ingiustizia. Petrini, Cavallaro, la Dentamaro… Ma due cose mi hanno colpito soprattutto. Primo: Giuliano Amato al  numero 2 in Toscana. Lo sapevo. Solo che dopo che si è fermato a parlare con il nostro gruppetto raccontandoci dei viaggi elettorali che fa per tutta la Toscana, ci siamo guardati in faccia e abbiamo pensato tutti la stessa cosa. Se non sarà Ciampi, è lui il candidato più autorevole al Quirinale. E se sarà eletto lui, come si giustificherà che però in Toscana non ha fatto nemmeno il capolista, messo dopo Vannino Chiti (massima stima)? Il merito, il merito, si continua a dire e promettere. Ma non lo si applica già al nostro interno.
Seconda cosa. Parlando tra di noi, ci stiamo rendendo conto che a essere chiamati e voluti per la campagna elettorale sono, oltre ai leader nazionali, quelli non candidati o quelli messi in fondo alla lista dei posti "possibili". La gente, la "nostra" gente, vuole Giulietti, Pisapia, Zaccaria, Bassanini, Zara, ecc. Gli stessi partiti, d’altronde, si guardano bene dal promuovere iniziative con i "fedelissimi" piazzati nei posti sicuri. E hanno ragione: perché non ci andrebbe nessuno. Proposta: un bel movimento per l’abolizione di questa legge dal giorno dopo le elezioni. Se Illy lo fa aderisco subito. Se no, si fa lo stesso. Eh accidenti…

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