Italiani all’estero. Mio zio

Viva gli italiani all’estero. A loro vada il più sentito augurio di Buona Pasqua di questo blog. E’ da martedì mattina che ne abbiamo giustamente fatto i nostri Zapatero. Ed è da martedì che mi immagino Fini alla rincorsa di Tremaglia con un randello in mano, esattamente come Paperone  insegue Paperino nell’ultima vignetta di tante storie a fumetti. Ma credo di avere capito il voto dei nostri connazionali all’estero stando accanto a una persona che ha votato in Italia. E’ mio zio Romeo, fratello di mio padre. Che è ricoverato da gennaio in una clinica di Roma e al quale resta ormai poco, proprio poco da vivere. E’ di una lucidità impressionante. E’ stato un banchiere importante. Ha lavorato all’estero per decenni, da quando aveva vent’anni. Ha sempre vissuto se stesso come un servitore dell’Italia in paesi stranieri, specie da quando ha partecipato, nella sua veste di banchiere, alla costruzione della Comunità europea. Ha votato a lungo per la Dc (credo). Le ultime tre volte non è andato a votare perché non credeva in nessuna coalizione. Stavolta ha voluto votare contro Berlusconi. Anzi. Ha sperato di riuscire a passare vivo la boa del 9 aprile proprio per potere esprimere il suo voto. Forse l’ha fatto anche come gesto finale d’affetto nei miei confronti. Ma soprattutto, credo, l’ha fatto per una ragione: sentiva offeso il decoro dell’Italia, per la quale ha lavorato all’estero per mezzo secolo. L’immagine buffonesca dell’Italia. Era questo che non poteva sopportare. L’idea di avere speso una vita per contribuire a qualcosa che un altro stava ridicolizzando. Tra una barzelletta e l’altra, con l’ossessione di farsi i fatti suoi.

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