Tu chiamale, se vuoi, convinzioni

Eccovi alcune convinzioni maturate nel corso della giornata di ieri 21. Oggetto: le cose politiche del nostro Paese. Prima convinzione: Tafazzi è sempre in agguato. Questa leggendaria figura televisiva viene ormai usata senza sosta per impedire la libertà di dissenso nel centrosinistra (appena fiati su un giornale c’è subito quello che ti malmena gridando al tafazzismo, perché "accidenti bisogna mostrarsi uniti"…). Solo che poi quando arriva il momento più delicato, ad esempio appena hai vinto le elezioni sul filo dell’infarto, ecco che i leader massimi riescono subito a litigare in quel modo sulla presidenza della Camera. Complimenti.

Seconda convinzione: B. è un golpista fatto e finito, ne mostra sempre più le attitudini psichiche. E’ bastato sentire al tiggì il discorso che ha fatto ai suoi per capire che siamo davanti al più grande predicatore di odio che sia mai apparso sulla scena italiana da quando sono nato io. Brigatisti fuori concorso. Subito dopo c’è lui. Mi sono anche formato la convinzione che la notte delle elezioni Pisanu ci abbia praticamente salvati da un golpe elettorale.

Terza convinzione. Qui, lo ammetto, conta l’esperienza milanese nel fare la lista dell’Ulivo. Dice: fate una bella lista aperta, coi più bei nomi della Milano progressista. Hai detto un prospero. La gente non ama il rischio. Questa è una società fondata sulla rendita anche in politica. In lista no, in lista non ci si va, si rischia il nome, le preferenze sono una brutta bestia, quelle se le cerchino i paria. Ci sudi sopra la gente noiosa dei partiti, quella che siamo sempre pronti a chiamare "galoppini", "portaborse", "militanti senza fantasia", contrapposti ai pensatori esterni, brillanti per definizione. Una bella nomina ad assessore da parte di chi ha vinto è meno faticosa. Sapete che vi dico? Viva Babeuf, viva i galoppini!

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