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Il partigiano in naftalina
Ma insomma, centomila persone in piazza, una richiesta continua e ad alta voce di "unità, unità", Prodi (l’ho visto bene, ironico verso i pessimisti) costretto quasi a prendere la parola dal palco, una voglia matta di governare bene per cinque anni: tutto questo è zero, è nulla davanti ai fischi alla Moratti che s’è fatta pochi metri di manifestazione? Ma chi mai ha speso una parola sui fischi a Ferrante alla manifestazione dei commercianti di corso Buenos Aires? Chi ha mai fiatato sulle bordate di fischi che Forza Italia riserva ai suoi ospiti dell’opposizione non in piazza ma nel chiuso dei propri congressi? Due pesi e due misure per la democrazia?
E allora vi dico che cosa penso io, dopo avere fatto il giusto atto di fede democratico e avere giurato che secondo me la gente che ha idee diverse non va insultata (visto che l’insulto è la sostanza del berlusconismo). Vi dico che a me questa storia del partigiano in naftalina non mi convince. Ma scusate, se aveste un padre deportato e partigiano non lo accompagnereste premurosamente ogni 25 aprile in piazza? E non fareste di questa tenera passeggiata una tradizione della vostra città? E lui non ve lo chiederebbe di essere accompagnato tra gli altri partigiani, almeno per il 60° della Liberazione? E non vi rimprovererebbe di stare al governo con uno a cui dei martiri della Resistenza non gli importa un fico? Insisto: e non vi direbbe niente, ma proprio niente, vedendovi alleati con i nazisti per governare la città Medaglia d’oro della Resistenza? Ma dov’è stato tenuto questo papà, fino all’altro ieri, nello sgabuzzino? Bel senso della famiglia…
Nando
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