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E vissero felici e contenti. Candidati al miele
Garbata proposta. Il primo maggio secondo me Letizia Moratti e Bruno Ferrante dovrebbero partecipare alla manifestazione tenendosi mano nella mano per tutto il corteo. La banda degli Ottoni dovrebbe suonare lungo il percorso la marcia nuziale. La gente dovrebbe applaudirli entrambi nello stesso modo, per non commettere ingiustizie verso nessuno dei due, e tirare (non troppo violentemente) chicchi di riso su di loro da entrambi i marciapiedi. Poi, giunti davanti al Duomo, i due candidati dovrebbero scambiarsi un breve bacio beneaugurante. Ah, che bella la politica quando non si litiga. Quando non ci sono i fischi villani. Quando non ci si scontra come avversari ma si collabora sempre e comunque nell’interesse della città.
Sta diventando grottesca questa vicenda del fair play politico montata come panna dai media milanesi. In ogni paese democratico gli sfidanti litigano, si attaccano, si distanziano anche visivamente. E qualche loro seguace meno dotato esagera nei toni. Al tempo stesso gli sfidanti si assoggettano a regole di ferro che riguardano i soldi e la presenza in tivù. Insomma, la campagna elettorale. Sarebbe anche bello – aggiungo – che si impegnassero a non offendere l’avversario sul piano personale e a non inventare balle sul suo conto (programma compreso); e magari anche a non raccogliere notizie sul suo conto usando metodi spionistici.
Ma quale è mai la ragione per cui dovrebbero partecipare alle manifestazioni insieme, e su tutto dare un’idea unitaria, non "spaccata", della città? Curiosi davvero questi giornali. Che vorrebbero sempre tutto bipartisan. Perché la Resistenza non è né di destra né di sinistra. Il primo maggio nemmeno. La pace neanche. E nemmeno la lotta alla povertà. E nemmeno quella alla mafia, che ci deve vedere tutti uniti. E anche la sicurezza, e anche l’ambiente non sono né di destra né di sinistra. E state attenti: chi ce lo dice? Proprio quelli che predicano ogni giorno un sistema moderno e bipolare. Nel quale non si capisce però i due poli in che cosa si differenzino, che valori, che pezzi di storia portino nel loro corredo genetico. Porte aperte a tutti, sia chiaro. Ma la domanda regina è: in Italia chi vuole lo scontro? Perché mai, voglio dire, non c’è un bell’editoriale chiaro, vigoroso, che trasudi disprezzo come quelli del 26 aprile, verso un potentissimo signore che ha perso le elezioni e ancora non riconosce chi ha vinto e accusa di brogli l’avversario? E’ questo il bipartisan, la collaborazione leale nel comune interesse del paese? (e poi ho un piccolo, minimo ricordo elettorale: un Bossi che beffardamente, e sempre, storpiava il mio cognome in Dalla Cosa Nostra; non ci fu un giornale, ma proprio un solo giornale “indipendente”, a dire che non si fa, che non si offendono così le memorie, che bisogna sapere combattere rispettosamente; dov’erano, di grazia, quelli della campagna al latte e miele?)
Pavlov
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