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La palla della Moratti. Dal vostro inviato a Milano
Non è che sia un fissato della Moratti. Ma stamattina mi è capitato di trovarmi sul posto in cui, da corso Europa, la ministra entrava nel corteo del Primo maggio milanese. Ero a nemmeno dieci passi, quindi posso riferire. Stavo giungendo dalle file di dietro, essendo arrivato un po’ in ritardo (il corteo era partito in anticipo di un quarto d’ora). Mentre raggiungevo la testa del corteo, dove c’era Ferrante con i dirigenti dell’Anpi e del centrosinistra, ho visto rotolare verso di me una palla umana del diametro di dieci metri. Una cosa impressionante. E infatti mi sono scansato per non esserne travolto. Erano la ministra con il suo servizio d’ordine e un nugolo di operatori televisivi, fotografi e giornalisti che senza voltarsi indietro finivano su chiunque si trovasse sulla loro strada. Sembrava un gigantesco tafferuglio; che la ministra fosse vittima di un’aggressione o di una contestazione ravvicinata; e invece erano tutti lì per rendere furiosamente omaggio alla scenografia programmata. Siccome intorno qualcuno fischiava (poco, molto poco, dov’ero io), i passanti -vedendo quell’agitarsi inconsulto- commentavano “e questa sarebbe democrazia”.
Bruno Ferrante ha cercato di stringerle la mano ma il servizio d’ordine della ministra ha fatto muro invece di aprirsi. Poi l’invitata è andata verso lo spezzone dei leader sindacali. I quali, per motivi a me ignoti, non erano stavolta alla testa della manifestazione. Con loro la ministra ha fatto cento metri e poi se ne è andata, senza neanche venire, nemmeno stavolta, sul palco in piazza Duomo. Come il 25 aprile. E diversamente da Rocco Buttiglione che a Torino sul palco c’è andato. Perché uno, le manifestazioni, se le fa le fa. Non si prende un passaggio. E a proposito delle deprecazioni sentite al telegiornale, riprendo una scritta che stava su un cartello davanti al palco: “Ai giornalisti. Parlate della scuola invece di parlare dei fischi”. Che a me non piacciono. Ma che sono sempre esistiti. Solo che qua il giornalismo più diventa cinico più diventa buonista e sdolcinato.
Nando
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