Napolitano for president!

Ormai è scientificamente provato. Berlusconi moriva dalla voglia di avere D’Alema alla presidenza della Repubblica. Tutti i suoi amici, da Dell’Utri a Ferrara, giuravano sulla possibilità di giungere per questa via a un’ottima “pace di Arcore”. E lui B., intanto, leccandosi i baffi alla prospettiva, si preparava a lanciare un’offensiva mediatica e di piazza (da finale del “Caimano”) contro i comunisti e l’occupazione delle più alte cariche dello Stato a colpi di maggioranza. Altro che doppiezza togliattiana! Si preparavano a dare i voti eventualmente mancanti…

Napolitano invece gli dispiace. E’ un candidato super partes, senza l’ambizione di proporre un “programma politico del Presidente”, e quindi gli garba di meno. E gli garba di meno pure perché non è l’esponente più partitico del partito “dei rossi”, ma è un personaggio ormai istituzionale. E dunque contro di lui si può sbraitare di meno. Ho conosciuto Napolitano da parlamentare, sia quando è stato presidente della Camera sia quando è stato ministro dell’Interno. E ho avuto modo di stimarlo. Ho intrattenuto con lui una piccola, gentile corrispondenza. L’ho visto in brevi vacanze a Stromboli, sempre riservato e cortese, solo in compagnia della moglie in un’isola zeppa di celebrità con yacht (a proposito: occorrerebbe una disinfestazione a Ferragosto). L’ho sempre apprezzato, oltre che per il rigore e la qualità politica, per un’austerità e una solennità che in questo clima caciarone farebbero tanto bene alle istituzioni. Mi sarebbero piaciute anche altre persone. Ma se ora il centrosinistra converge con nettezza su di lui, secondo me non fa bene. Fa benissimo. Gli altri urlino alla luna. Votargli contro è da giapponesi nella jungla.

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