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Addio pizzo. Da Palermo con orgoglio
Ieri sera, nel senso di giovedì, dibattito su mafia e giustizia a Palermo. Organizzato dalla Sinistra giovanile, nelle vesti di Otello, giovane e appassionato studente. Al “Blow-up”, locale di tendenza che -se vuole continuare a essere di tendenza- sarà bene che si doti di un odore un po’ più gradevole. Mi sono ritrovato una volta di più con Giancarlo Caselli e non ripeto qui la foga incredula con cui il poveretto, a puntuale richiesta, deve spiegare che Andreotti non è affatto stato assolto e non è per nulla “innocente”. E’davvero inaudita la pervicacia con cui è stata rovesciata una sentenza della Cassazione.
Mi ha colpito però l’orgoglio che percorre la città antimafiosa per il successo di “Addio pizzo”, l’iniziativa di un gruppo di ragazzi che sta aiutando i commercianti che rifiutano il racket, indirizzando verso di loro gli acquisti dei cittadini onesti. La trovo una scelta di grande intelligenza. Anche noi dovremmo inaugurare la stagione del consumo selettivo. Sostieni buone cause?, e io compro da te. Sei un cialtrone?, e anche se vendi cose bellissime io non ti finanzio. Conterà o no questo benedetto mercato? Sentendo parlare Otello, mi sono fra l’altro reso conto che i ventenni di oggi usano senza saperlo la frase di mio padre (vedi l’ultima intervista a Giorgio Bocca) sui diritti dei cittadini che la mafia ha trasformato in favori. Assicuriamo i diritti, esortava, e prosciugheremo l’acqua in cui nuota la mafia. Ora i giovani lo dicono, è senso comune, non sanno da dove viene. E in fondo è bello così. (A sproposito: Palermo è straordinariamente piena di Panda, che a Milano non si vedono più, e questo spiega che anche il consumismo non è uguale ovunque; mentre è mostruosamente piena di manifesti elettorali che salgono sulle case anche fino al primo piano, a conferma che un posto in Regione qui vale oro). Non sono riuscito a vedere Rita Borsellino, che è freneticamente in giro di paese in paese. Ancora forza Rita!
Nando
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