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Per il partito democratico serve l’Opa amica
(la Repubblica, 12 maggio 2006) – Fondere Ds e Margherita per dar vita al Partito democratico? Detto senza fronzoli: sì, ma non basta. Il partito democratico ha preso forma negli orizzonti della politica sull´onda dell´esperienza ben più ampia dell’Ulivo.
E l´Ulivo è tutt´oggi la sua premessa. Per ragioni che sono prima di tutto – senz´altro – di antropologia e psicologia politica. L´Ulivo è nato infatti dentro il sistema elettorale uninominale. Nelle battaglie sui collegi, quelle in cui il centrosinistra ha dato sempre il meglio di sé, il popolo che ha appena votato per Prodi ha imparato a rompere diffidenze antiche, si è contaminato, ha trovato e costruito un grande denominatore comune; ha sofferto, ha spesso vinto, e si è riscoperto geloso, contemporaneamente, delle sue storie differenti, ma anche e soprattutto (specie fuori dal ceto politico) della sua unità.
Sì, del bene più volte riaffermato dell´unità. E´ un fenomeno che ha interessato in misura sempre più intensa la vasta area riformatrice dello schieramento. Le ragioni che spingono verso la formazione del partito democratico si radicano dunque non solo nella strategia politica ma anche, e decisivamente, nell´esistenza di quello che chiamerei uno «stato d´animo» politico di elettori che già ora si sentono parte di un progetto unitario.
Uno stato d´animo che è il miglior antidoto a che il partito democratico non diventi incontro di apparati politici, pura operazione di vertice. Semmai, va detto, il problema è oggi il contrario.
Semplificando: il popolo c´è già, manca il partito. Un partito che dunque non può nascere dalla fusione di due organizzazioni politiche. Ma che deve essere figlio di una grande «Opa amica» verso il ricco tessuto della democrazia civile e sociale.
E´ una scelta che a Milano abbiamo già cercato di esprimere nella formazione della lista dell´Ulivo per il Comune, che ha attinto in larga misura al mondo delle associazioni e della partecipazione. Ma bisogna andare oltre. Milano, città tra le più uliviste, può dare una spinta importante al progetto nazionale.
Un forte partito democratico sarebbe infatti il soggetto ideale per aprire con nuovo vigore e nuova credibilità la sfida per il Nord, per ridare al centrosinistra quel ruolo trainante avuto fino a due decenni fa proprio nelle zone centrali dello sviluppo economico. Per realizzare finalmente il ricambio in un ceto politico sovrabbondante rispetto alla sua capacità di rappresentanza sociale.
Anche per questo si tratta di un passaggio che non può e non deve avere – concordo su questo con Franco Mirabelli – alcun tratto esclusivo. Ma che deve sapere includere altre forze politiche (i socialisti fra l´altro avevano già fatto un lungo tratto di strada in questa direzione) ma soprattutto ambienti, circoli, biografie collettive, esperienze civili in grado di dare un timbro nuovo a ciò che nascerà. Senza attendere troppo a partire. Perché la politica non può avere tempi più lenti della società, della cultura, delle professioni, dell´economia. E gli elettori spesso non aspettano.
admin
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