Milano. Cambiare si può…

(Comunità lombarde, maggio 2006) – Finalmente è possibile. Dopo quasi dieci anni è possibile vincere a Milano. Sono molte le ragioni per crederci. Un candidato, Bruno Ferrante, che nella sua veste di prefetto della città si è conquistato prestigio e considerazione presso ogni strato sociale. Una coalizione unita e ampia, che sperimenta al suo interno per la prima volta – in vista del nuovo consiglio comunale – la lista dell’Ulivo.

Una novità, questa, che promette tanta benzina in più per l’Unione, sia in termini di affidabilità sia in termini di attrattività. E poi un’analisi della città che non matura a tavolino, ma che è nata nel cuore di una lunga opposizione a Palazzo Marino, che ha preso poi forma nel lavoro del Cantiere delle associazioni ed è infine passato attraverso il cesello di ulteriori competenze professionali.

Cercare di vincere a Milano. Per arrestare definitivamente il lungo ciclo leghista- berlusconiano che ha governato la città riflettendone e moltiplicandone gli umori più egoisti e ragionieristici. E in cui l’unica promessa mantenuta è stata quella di fare delle istituzioni qualcosa di molto simile a un’azienda privata: guidate con criteri privatistici, sganciate dalla complessità dei circuiti democratici, incapaci di dotarsi di una misura del bene comune, anzi di comprendere lo stesso concetto di bene comune. Cercare di vincere a Milano. Per dare all’Italia governata da Romano Prodi un ponte straordinario verso l’Europa continentale. Un ponte fatto non solo di vetrine e grandi eventi, di annunci e di grandi interessi monopolistici; ma di cultura, di civiltà, di nuova imprenditorialità, di reti universitarie e di ricerca. Per restituire a questa capitale del nord la sua anima, per renderla di nuovo capace di ospitare con piena dignità i ricchi e i poveri, con pari disponibilità i vecchi e i giovani, con eguale gentilezza i consumatori forti e chi è costretto a farsi i conti in tasca ogni giorno.

Rilanciare, riprogettare Milano non tanto con le grandi opere quanto con una attività di promozione e riqualificazione diffusa e quotidiana. Usando l’intelligenza e la sensibilità ancora più che i soldi. Che pur ci vogliono e che il governo più lombardo della storia le ha negato dopo cento e mille (ed eclatanti) promesse.

Di fronte a questo traguardo occorre che tutto il centrosinistra sappia impegnare fino in fondo le proprie energie. Superando il modello di campagna elettorale che ha di fatto praticato e interiorizzato alle ultime politiche sull’onda della nuova, disgraziatissima legge. Un modello esangue, centrato in grandissima parte sulla comunicazione mediatica. E che ha rinunciato a quella che è la vera forza, la vera riserva strategica di chi non ha alle sue spalle le grandi ricchezze, gli imperi economici: il presidio del territorio, il colloquio pubblico, la parola lanciata sulla via o sulla piazza in direzione del passante qualunque, il corpo a corpo con il conoscente.

Il sistema delle preferenze ai singoli candidati aiuterà stavolta a cercare in modo più deciso il consenso dei cittadini. Ma occorrerà davvero riscoprire il gusto del combattimento per le proprie idee e anche lo spirito della discussione vincente: quella mai doma e sempre pronta, al tempo stesso, a riconoscere il fondamento di obiezioni e domande altrui.

Serve però in questo mese soprattutto un grande gesto d’amore verso Milano. La scelta di trattarla come se non ci avesse mai delusi, come se non vi avessimo visto trionfare spesso un rancore sociale sordo e becero, come se fosse piena di voglia di vivere per gli altri (e dunque di vivere davvero per sé…). Immaginare davvero di poterla portare a sentire come giuste, belle, le cose che ora le appaiono stupide, rinunciabili e perfino blasfeme. Occorre un Ulivo che sappia riempirsi di questa calma e tenace forza propositiva. Che dai programmi (che nessuno mai legge) sappia passare al piano, più popolare, delle idee sulla città, al coinvolgimento emotivo. Che non si pieghi all’agenda della Moratti o di Berlusconi, inseguendo gli zero virgola in meno di tasse su questo o su quell’altro. Vista all’opera Milano alle elezioni politiche, la sfida, in fondo, è questa. Non minacciare le certezze esistenti. Offrirne di nuove. Di qualità più alta. Dentro e attraverso l’Ulivo la Margherita farà di tutto perché questa sfida sia vinta.

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