Esplosioni mantovane

E’ bellissimo. Non so come raccontare la felicità di chi vede una propria creatura crescere, diventare grande, iniziare persino a camminare con le sue gambe. Mantova, il suo festival della musica, è così. Ci sono tornato dopo la chiusura della campagna elettorale milanese ieri sera tardi. In tempo per condurre il dopofestival. In piazza Leon Battista Alberti, dove c’era il jazz, sono arrivato mentre i giovani trombettisti dell’ VIII Richter passeggiavano in fila suonando tra il pubblico. E poi ho scoperto Giovanni Allevi, un giovane riccioluto con gli occhiali sopra il naso, che sembra che a chiedergli di suonare gli si faccia solo un piacere. E’ un pianista di talento. Che, parole sue, strarebbe a suonare dalle otto del mattino a mezzanotte. Intanto in piazza Sordello straripava Cornacchione. E oggi abbiamo avuto un’improvvisata "pizzica" salentina che all’una ha bloccato ogni passante in piazza delle Erbe, canto dialettale più danza vorticosa. Credo che mai il festival sia stato così avvolgente, così partecipato. Certo, tranne la serata inaugurale abbiamo avuto fortuna con il tempo. Ma la scelta del tutto all’aperto e del (quasi) tutto gratis, di dare un tema unificante flessibile (Italia, Italie), di ridurre la satira, togliere il teatro e i dibattiti (tranne quelli sui libri musicali e il dopofestival, sempre però conditi di musica), di difendere con i denti lo spazio dell’Hyde Park, alla fine ha prodotto una formula che fa di questo festival forse il più bello di tutta Italia.

Se leggete queste note oggi, siete sempre in tempo per venire domani. Non venite solo per la Nannini, però, perché i biglietti del suo concerto sono quasi esauriti. Ora vi lascio, la celebre orchestra multietnica di piazza Vittorio si accinge a tenere il suo concerto in piazza delle Erbe. E poi voglio andare a sentire l’Hyde Park. Ne riparleremo. Però pensateci: tutto questo è nato per un gesto di rivolta radicale contro l’indecenza civile della Rai di Del Noce (Sanremo, Tony Renis…) e per il coraggio di una buona amministrazione riformista che assegna alla cultura il 10 per cento del suo bilancio. Risultato: masse di cittadini e di giovani che respirano aria buona e assaporano certi valori senza che nessuno gli faccia le prediche. Perché non fare il bis e poi il tris in tante altre parti d’Italia? Sorpresa…

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