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Cuffareide. Storia di Totò Bontà
Stavolta vi consiglio un libro satirico. Satirico involontariamente. Me l’ha regalato di ritorno da Agrigento Lillo Garlisi, mio socio e complice nell’impresa editoriale di Melampo. Mi giurava al telefono che è imperdibile, gustosissimo. Ebbene, dopo averlo visto e sfogliato ammetto che sì, va letto assolutamente. Titolo: Cuffaro. Sottotitolo: La vita, la politica, le accuse dei giudici, la sua difesa. E ancora: Storia dell’uomo più potente e discusso della Sicilia. Autore: Francesco Foresta, ovviamente “Giornale di Sicilia”. Casa editrice: la prestigiosa Arbor. Costo, undici euro.
Si apre con foto di Cuffaro in fasce, poi lo si vede giovane asciutto, quindi in carriera bello pacchione, con Mannino ma anche mentre si inchina davanti a Ciampi o ai due ultimi papi. Mentre schiaccia le noci, mentre fa la ricotta, o vestito da emiro ad Abu Dhabi; ma anche al Muro del Pianto o a Lampedusa. Si leggono anche le sue (mirabolanti) difese dalle accuse dei magistrati. Ma su tutto domina l’immagine del Cuffaro buono, davvero buono, fotografato con i suoi venti figli adottati a distanza nel Congo. E che, come recita la terza di copertina, per la realizzazione del libro “ha aperto la sua casa, concesso foto tratte dall’album di famiglia, messo a disposizione tempo e gli uffici per ricostruire la sua attività politica e la sua vita privata. Ha chiesto una sola cosa in cambio: destinare parte degli utili di questa iniziativa editoriale alla missione “Speranza e carità” di Biagio Conte (che, viste le scarne vendite, non potrà purtroppo ottenerne troppi benefici)”. Della serie “come è buono lei”.
Così buono che “se qualche mafioso mi ha votato, ha fatto il peggiore investimento della sua vita”. E così vittima che “sono forse l’uomo politico più intercettato d’Italia”. Forse perché, proprio per non farsi intercettare, aveva in uso più di una decina di utenze. Leggere per credere.
Nando
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