Referendum. La storia siamo noi

Allora siamo pronti? Un bel “NO” chiaro e limpido. Dateci sotto con chi sostiene il sì perché bisogna cambiare, svecchiare, dare un po’ di federalismo. Questi non sanno che dicono. Ma quale svecchiare? Stiamo lavorando per darci standard di base europei nella ricerca, nella giustizia, negli scambi universitari, nella sicurezza, nei tempi di nascita delle imprese; stiamo lavorando per dare certezze a chi viaggia per lavoro o per turismo, a chi si muove per studio, a chi fa affari in tutta Europa; e poi creiamo venti standard diversi dentro i confini nazionali? E’ questo il progresso? E il potere assoluto, che cos’è mai, roba moderna? A questo ciancicare di storia siamo ridotti?

E poi devo confessarlo. A me l’idea fissa che dopo la sperabile vittoria del No ci si debba mettere tutti insieme per cambiare la Costituzione davvero non mi sconfinfera. Ma fa così schifo questa Costituzione? Calma e gesso dopo la sbornia di questi anni. Un po’ di sosta a riflettere ci farà solo bene. Poi, fra un anno, scriviamo un paio di emendamenti ben mirati per rafforzare alcuni diritti e beni pubblici, dalla comunicazione di massa all’ambiente. Intanto prego gli amici blogghisti più affini di usare l’articolo uscito oggi sull’Unità (e che è qui a fianco) e di mandarlo in giro. Nelle serate fatte in giro per la Lombardia mi hanno spesso detto che alcune delle osservazioni che vi ho raccolto non si sono sentite in tivù. E che sarebbe utile farle sapere a chi pensa che la Costituzione di Calderoli sia solo un innocuo “pasticcio”. Altro che innocuo. E altro che pasticcio.

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