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Delitto Fortugno. Quando i voti puzzano
Delitto Fortugno. Occorre parlarne, eccome se occorre. Me lo chiede zanocom in un commento e ha ragione. A me quel delitto non ha convinto dall’inizio. Bastava andare in Calabria e sentire le voci che si inseguivano. Con coraggio non fazioso la ex vicepresidente dell’Antimafia Angela Napoli (An, ma sì…) aveva parlato di uno scenario che non avrebbe dovuto far dormire sonni tranquilli al centrosinistra. E che qualcuno avesse potuto eliminare Fortugno per far posto al primo dei non eletti era un’ ipotesi che circolava. Talmente da brividi che solo il riprenderla pubblicamente poteva sembrare irresponsabile. Ora invece c’è un’accusa specifica dei magistrati. Certo, non c’è la sentenza, meno che mai la sentenza passata in giudicato e la Costituzione garantisce che ecc. ecc. Però a me per capire il contesto politico bastano i termini dell’accusa e alcune registrazioni di telefonate (le famose intercettazioni di cui ci si vorrebbe privare).
E dico che il contesto è veramente schifoso. Che la Margherita nazionale dovrebbe fare piazza pulita e chiedere conto e ragione ai suoi esponenti regionali della candidatura di Domenico Crea (il primo dei non eletti, subentrato a Fortugno e amico del presunto mafioso incriminato). Dico che non ha senso fare politica in alternativa al centrodestra di Previti e Dell’Utri e Cuffaro per portarsi in casa questi personaggi. Dico che i voti puzzano, non sono neutri. Che si può anche sbagliare ma bisogna subito far vedere che si è sbagliato (è umano), e che non si sono fatti calcoli freddi e consapevoli sulla pelle del Paese. Non bisogna fare come Fini che difende a spada tratta il suo Sottile (io lo avrei già cacciato), ma bisogna dare il segno inequivoco di non essere sotto ricatto.
Aggiungo che mi capitò durante una missione dell’Antimafia a Napoli di sentire accusare di collusioni un ex sindaco della Margherita, in un piccolo centro campano. Lo disse un magistrato. Ne scrissi subito sull’Unità. Nessuno me ne chiese ragione. Eppure bisogna avere cento occhi se si vuole davvero essere, come si dice, “forze responsabili di governo”. E bisogna tenerli aperti anche sui propri iscritti. O passa questo principio o, cari noi, il paese va a remengo.
Nando
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