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Italia-Germania, la meglio gioventù
Domani si gioca Italia-Germania. Mi sto già preparando psicologicamente, sarà una prova dura, quasi come un’elezione amministrativa. Ricordo Italia-Germania dell’82. Mio figlio di quattro anni che andava in giro sventolando una minuscola bandierina tricolore. Che andò a dormire nel suo lettino alle nove e venne svegliato dalle mie urla al primo gol (Paolo Rossi), corredato da una mia raffinata uscita sul balcone con tanto di gesto dell’ombrello indirizzato alla Crante Cermania. Ricordo soprattutto Italia-Germania del ’70, vista in un corridoio del pensionato Bocconi su un televisorino in bianco e nero. Stupendo, indimenticabile. Non sapevamo come festeggiare, perché allora non si usava far festa di notte. I più beceri pensarono di improvvisare gavettoni sulle prostitute che passeggiavano sotto il pensionato. Io e Maurizio uscimmo pestando allegramente le saracinesche dei negozi chiusi. Poi iniziarono a passare le auto con i clacson e capimmo che si sarebbe fatta festa così. Andammo in piazza Duomo e tirammo l’alba. Fu uno dei più grandi fatti di costume del nostro Novecento. A chi lo vuole rivivere (o vivere per la prima volta come si deve) ricordo che in questi giorni è tornato in libreria per i tipi di Melampo il mio “Quattro a tre”, saccheggiato senza citarlo da tutte le trasmissioni televisive. Sottotitolo: “Italia-Germania. Storia di una generazione che andò all’attacco e vinse (quella volta)”. Vi si intrecciano il romanzo di quella partita, il segno di un’epoca irripetibile e le emozioni grandiose che fecero di quella notte del 17 giugno del ‘70 una sorta di spartiacque.
E a proposito di libri vi do un suggerimento: “Gomorra”, di Roberto Saviano, Mondadori. Saviano ha solo ventisette anni. Ma ha scritto questo libro sulla camorra con un piglio, una documentazione e un pathos umano e civile da lasciare a bocca aperta. Non so se sia la tipica lettura estiva. Certo è una buona lettura. Come si diceva una volta: per sapere, per capire.
Nando
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