Calabria. Parlarne, per favore

Calabria, ancora Calabria. Gli amici di Lilliput mi danno notizie allarmanti dopo il loro ultimo viaggio in quella terra. Mi raccontano di terre e di campi dati alle fiamme nel silenzio della stampa nazionale. Le terre e i campi, per intendersi, confiscati alla ‘ndrangheta e su cui lavorano le cooperative di Libera o altre formate da giovani coraggiosi. Si mettono sotto accusa, per questi attentati, non solo i clan ma anche gruppi locali della massoneria. Non solo. Alcune cooperative sarebbero costrette con l’intimidazione a lavorare in opere di subappalto poco pulite. Ma che diventerebbero automaticamente pulite grazie alla  loro presenza. Si parla, addirittura e con naturalezza, di una “Margherita deviata”, come dei famigerati servizi segreti (deviati) per le stragi.

In questo quadro i vari protagonisti dell’antimafia (quella di movimento e quella ufficiale) si sono a dir poco sbranati nell’ultima settimana in una polemica che mi è apparsa francamente incivile, ben oltre i limiti della critica giusta e possibile. Benché sollecitato, e benché amico di alcune delle parti in causa (ad esempio di Adriana Musella, figlia di un imprenditore ucciso dalle cosche), mi sono risolutamente rifiutato di prendere parte per chiunque, convinto come sono che quando arrivano queste smanie di guerra intestina ci si debba buttar sopra solo una bella doccia gelata. Per fortuna spicca su tutte la voce di monsignor Bregantini. Il quale sarà probabilmente ospite del festival nazionale di Lilliput nella prima decade di settembre. Città: Fidenza, come sempre. Tema: la Calabria e le sue ferite e i suoi veleni. Ma anche i suoi coraggi e le sue speranze. Si farà una grande festa, quel giorno, con i prodotti delle terre confiscate. Pasta, olio, vino e tutto il resto. Tenete d’occhio il calendario e non mancate. Intanto provvedo a girare le notizie di cui sopra anche alle sedi istituzionali. E alla Margherita “non deviata”. Voi fate altrettanto contro i silenzi stampa.

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