Silvio Garattini e le intercettazioni del barone

Silvio Garattini. L’avevo incontrato alcune volte. Buongiorno, buona sera, nulla di più, come raccontano di dirsi i condomini con i terroristi o i pedofili quando la polizia glieli trova nel palazzo. Oggi (ieri, chiudo in tipografia all’una di notte…) sono andato a trovarlo nella mia veste istituzionale al Mario Negri, il celebre istituto di ricerca privato milanese. Ho parlato con lui e mi ha raccontato la sua storia. E’ una fiaba, mi ha detto. Aveva ventotto-ventinove anni quando tornò da un’esperienza di studio negli Stati Uniti alla fine degli anni cinquanta. In America aveva scoperto che si può fare i ricercatori per professione, non solo per andare avanti in università. Si guardò intorno, capì che nell’università italiana non avrebbe mai potuto fare quel che sognava e allora iniziò a cercare due cose: i futuri collaboratori in una impresa totalmente nuova e ovviamente i soldi per farla. I soldi glieli lasciò in eredità Mario Negri, al quale aveva spiegato i suoi progetti. Mario Negri era (lo sapevate?) un ricco gioielliere di via Montenapoleone che morì di tumore. E che nel suo testamento lasciò 900 milioni del ’60 al giovane ricercatore. Da lì nacque uno dei più grandi centri di ricerca medica internazionali, che oggi conta centinaia di ricercatori, che ha quattro sedi in Italia e che ne sta realizzando un’altra grande e bellissima alla Bovisa. Proprio lì alla Bovisa, nella nuova sede in costruzione, Garattini ha voluto portarmi, armato di elemetto giallo come nelle foto di repertorio delle inaugurazioni di cantieri e di miniere  (il mio capoccione mi faceva sudare mica male). Un’ora avanti e indietro per scale e piani e stanze. Ci potranno lavorare fino a mille ricercatori, distribuiti su sei dipartimenti. Ci verranno allevati per gli esperimenti circa 25.000 topi e ratti, tutto in regola con spazi, clima e cibo. 270 kilometri di cavi interni per trattare le informazioni.

Voi pensate che dietro questa impresa straordinaria ci sia qualche grande finanziatore? Se pensate ai mutui, avete ragione. La Banca europea degli investimenti sarà decisiva. Ma la regola aurea della Fondazione, mi ha detto Garattini, è di non avere alcun finanziatore (nel senso di fondi perduti) che vada oltre la quota del 10 per cento. Per non farsi condizionare. E anche i brevetti non si fanno. Si pubblicano solo i risultati delle ricerche. Per non essere indotti, in alcun caso, a difendere dei prodotti farmaceutici. Tutto ciò mi pare grandioso. Una fiaba davvero. Ormai ho 77 anni, ha aggiunto il professore, perciò non posso sperare di vivere più di tanto. Ma penso ai giovani. Già, anche  quelli che, pur essendo bravi, non riescono a entrare in università. Se l’immagina, mi ha chiesto, se avessero intercettato qualche barone durante un concorso universitario? Che cosa dice che sarebbe venuto fuori? Sante parole…Sarò orgoglioso se saprò fare qualcosa per lui (Garattini, non il barone…).   

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