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Il futuro è nelle lingue. Storiella piemontese
Cavatore. Potrebbe essere un mestiere. O una macchina per cantieri o cave. Invece è un paesino. Trecento abitanti, forse nemmeno. In provincia di Alessandria. Vedete? Stare in un ministero può servire anche a sapere che esiste un paese che si chiama Cavatore. No, non è sede di università. Né di centri di ricerca. E nemmeno di accademie o di conservatori. Però… Però c’è un ex sindaco, di nome Masoero, che ha avuto l’idea di aprire lì, sulla collina piemontese vicino ad Acqui, una bella scuola superiore per traduttori e interpreti. Una volta ce n’era ad Acqui una a mezzadria con Genova, ma per liti interne l’hanno chiusa in pochi anni. E lui così ha pensato di rilanciare il suo paesino. Una scommessa su se stesso, prima di tutto. Era sindaco e non si è ripresentato. Conflitto d’interesse con la presidenza della società che dovrebbe realizzare l’impresa. Ha in mente una scuola privata, con rette più alte. Prevede quaranta allievi all’anno. E qualche decina di posti di lavoro in più per il suo paese. Sarà battezzata, secondo il nuovo linguaggio ufficiale – quello degli “operatori ecologici”, per intendersi -, scuola per mediatori linguistici (traduttori e interpreti è vietato, si può finire in galera); ma ha in mente di usarla d’estate anche per un po’ di mediazione culturale. Perché è venuto da me? Perché aspetta da mesi e mesi un piccolo atto burocratico per potere sottoporre il suo progetto a una commissione che gli dia il via libera. E nel disco verde ci crede, forte com’è della partecipazione alla scuola di molti docenti universitari.
A me di questa storia, oltre alla assurdità della lentezza burocratica (in questo caso non degli uffici del Ministero), ha colpito soprattutto una cosa. Che in un paese di trecento anime ci sia chi, invece di lamentarsi che ormai il lavoro si trova solo in città, e che una volta qui c’erano i giovani, si mette di buzzo buono e fa una scuola superiore. E va contro il senso comune circostante, che lo invita a metter su piuttosto un centro anziani. “Ma se l’immagina un centro anziani?”, mi ha detto Masoero ridendo, “sarebbe significato calare l’immagine tombale della decadenza su Cavatore. Trecento anime e così sia”. Già. Curiose idee sullo sviluppo…
Nando
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