Antimafia 2. Progetto università

Mi raccomando: non pensate però che quello che ho scritto sul post precedente mi collochi tra gli spettatori indignati. E’ vero che non essendo più in parlamento non posso fare parte della commissione Antimafia. Ma io non voglio per nulla fare lo spettatore nella partita tra Stato e mafia. Per questo ho presentato ieri sera a Mussi un progetto che riguarda la funzione che le università (l’università in generale) possono svolgere nella promozione della legalità. Ricerche, iniziative seminariali, convegni, mobilitazioni intellettuali, tutto questo serve. Pensate alla Calabria. Pensate a Napoli (ne ho parlato anche con l’ex deputato Lorenzo Diana, noto in Campania per il suo impegno). Pensate a quando nella primavera di Palermo i giovani della città si ribellavano ai poteri criminali e l’università, tranne poche voci, stava zitta e chiotta. Bisogna fare valere i numerosi protocolli firmati tra la commissione Antimafia e le università. E moltiplicarli. E costruire relazioni stabili tra alcuni corsi di laurea e le scuole di formazione delle forze dell’ordine o il Consiglio superiore della magistratura. E poi sventrare le baronie paramafiose o quelle che fanno dei luoghi del sapere un luogo di mercimonio. Ricordate il caso di Messina? E avete visto ora il caso di Bari? L’università deve essere in prima fila nella costruzione di una cultura civile. Non più con la pedagogia. Ma con gli esempi, le aperture culturali, la produzione di un’ intelligenza eticamente fondata. Se no continuiamo a dire che la scuola deve fare questo e quest’altro e poi dopo i diciotto o diciannove anni tanti saluti a tutti. E non è accettabile.

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