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Gastronoma in carcere. E onore al professore
Nel marasma delle notizie che giungono dal mondo (in pace mai, eh?) mi ha colpito ieri sera la storia di Silvia Polleri. Una signora che a Milano entra ed esce dal carcere ogni giorno. Né come assistente sociale né come detenuta in permesso. Ma come esperta di cucina, gastronoma d’eccezione. Da gastronoma ha fondato una cooperativa che si chiama “Abc la sapienza in tavola”. E vi ha coinvolto un gruppo di detenuti del carcere di Bollate, dando loro lavoro. In poco tempo ne ha assunti già sette. Che lavoro fanno? Anzitutto preparano il vitto per una sezione del carcere. E in questa veste sono stati titolati a esercitare ogni controllo su tutto il vitto che viene fornito al carcere (pare in condizione di monopolio nazionale da un certo signore di cui non ricordo il nome; ma sulla storia del cui monopolio sarebbe giusto accendere un paio di riflettori). E giura lei che il controllo ha già dato ottimi risultati per la qualità del cibo di tutti i detenuti. In secondo luogo prepara un servizio di pizzeria e pasticceria da asporto per i detenuti, che sarà esteso in autunno agli agenti della polizia penitenziaria. Infine fa catering per l’esterno, compresi convegni e riunioni e feste di magistrati.
Grande soddisfazione tra i suoi collaboratori. C’è chi vuole (ma è uno solo…) continuare a lavorare in carcere anche dopo avere scontato la condanna. C’è chi (un giovane) le ha detto che se l’avesse conosciuto prima questo modo di lavorare forse non sarebbe finito a fare una rapina. Italia decente, Italia civile grazie a queste persone che nessuno nel grande (e spesso piccolo) pubblico conosce. Ma raccontando questa microstoria sento il dovere di aggiungere che tutto questo è grazie alla legge Smuraglia, ossia all’anziano e integro giurista che ha dedicato a questa causa gli ultimi anni della sua esperienza parlamentare. Visto che Carlo Smuraglia è vispo e lavora benissimo a Milano, oltre a dire “grazie Silvia!” bisogna dire anche “grazie Carlo!”. Grazie a un professore-avvocato che in vita sua si è sempre rifiutato, per sua libera scelta, di difendere i mafiosi e i potenti corrotti. Rinunciando a compensi astronomici. E ha pensato a fare cose utili per i più deboli.
Nando
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