Piazzale Loreto 1. Erano in quindici

Ieri sera mi è toccato uno degli onori più grandi della mia vita. Mi è stato chiesto di ricordare i quindici partigiani uccisi in piazzale Loreto il 10 agosto del ’44. Li fece uccidere un capitano della polizia di sicurezza tedesca, che usò insieme le SS e quelli della “Ettore Muti”. Si chiamava Theodor Saevecke. Scelse personalmente i partigiani da uccidere consultando i nomi dei detenuti a San Vittore. Due giorni prima era stato fatto saltare un camion tedesco in viale Abruzzi. Ma l’autista si era solo ferito ed erano morti diversi civili italiani. I partigiani smentirono sempre di avere organizzato loro quell’attentato. Eppure, anche senza morti, la legge della rappresaglia di Kesserling scattò lo stesso per ordine di quel folle criminale poco più che trentenne. I quindici vennero portati in piazzale Loreto, fucilati e lì lasciati a terra per un giorno intero perché i milanesi vedessero. Perciò la piazza assunse quel peso simbolico per l’antifascismo; perciò i partigiani esposero lì, otto mesi dopo, il cadavere di Mussolini (e lo si dimentica sempre, quando si accusano gli antifascisti di mancanza di pietà…).

Gli Alleati identificarono subito Saevecke come responsabile di quella strage. Ma poi scattarono nei suoi confronti tutte le protezioni svelate dai documenti del famoso “Armadio della vergogna” (quello “dimenticato” zeppo di archivi, con le ante dalla parte del muro, in un sottoscala della Procura generale militare di Roma), di cui si è occupata una commissione parlamentare nella scorsa legislatura. Saevecke venne protetto dalle autorità italiane anche quando le autorità tedesche chiesero informazioni sul suo conto nel ’62. Nel frattempo era già stato reclutato dalla Cia (già, dagli stessi Alleati…). Finì in gloria come direttore delle scuole di polizia della Germania libera e occidentale e infine come vicecapo della polizia di sicurezza. Venne processato e condannato in contumacia negli anni novanta. Mai scontato un giorno per quel delitto. Morì mentre nel nostro parlamento iniziava la discussione (per fortuna interrotta) della legge che voleva equiparare le nostre forze armate, i partigiani e i repubblichini. I quindici martiri e i loro fucilatori.

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