Milano. Cinque a quattro per la pace

Sì, cinque a quattro. Succede oggi, domenica di ferragosto (ma c’è un bel venticello, le stagioni non sono più quelle di una volta…), nella strada in cui abito. Sono a Milano, in attesa di partire, impegnato a scrivere il libro sulle donne dell’antimafia. Ogni tanto mi alzo, mi ha detto la fisioterapista che mi fa bene, che pigiare tasti anche lievi per otto ore di fila non fa bene alla mia schiena. Così mi sposto. E in genere vado al balcone del fronte casa. E guardo questa fetta di Milano che si svuota. Che si svuota sempre di più. Durerà così per pochi giorni. Ed è magnifico. Cogli in modo nuovo il rapporto tra “vuoto” e “pieno”. La musica, la puoi tenere a volume altissimo senza disturbare nessuno. E ti riempi i sensi, percepisci sfumature del suono che se no, quando lavori la notte e tutto deve essere (civilmente) sussurrato e alla fine addirittura indovinato, non puoi materialmente percepire. Ora per esempio girano i R.E.M., prima sono stati Ludovico Einaudi e Vasco. Cammini a piedi nudi, che in genere producono un rumore, un rimbombo, che al piano di sotto si sente di più. Il vuoto, con il suo immenso silenzio urbano, ti fa anche pensare di più. Non hai distrazioni. E voli con la mente, pensi più cose, sembra che il tempo duri di più, che tutto per te sia più pieno. Appunto.

Ma la sorpresa più bella è stata quella che ho fatto affacciandomi mezz’ora fa. Le bandiere della pace sono più delle auto posteggiate! Fantastico. Devo spiegare che io ho il privilegio di abitare nell’unico posto a me noto di Milano dove ci siano ancora ai balconi ben cinque bandiere in un tratto di dieci metri di strada. La nostra, che volle mettere Emilia battendo i miei dubbi sul regolamento di condominio (ma pensa te…). Quella della famigliola sopra (se la può mettere il senatore perché noi no?, pensarono). E un’altra ancora al quinto piano. Poi una al quinto piano del palazzo di fronte. E infine una nella casetta accanto al palazzo di fronte. Io ormai, quando mi chiedono dove abito, rispondo con orgoglio “Al passo della pace”. Cinque bandiere in dieci metri. Ebbene, stamattina in quei dieci metri c’erano in tutto quattro auto, ed era uno dei maggiori affollamenti automobilistici della via. Ma ci pensate che cosa vuol dire vivere in una città dove le bandiere delle pace sono più numerose delle auto? Sarebbe la città dei sogni. Purtroppo (potevo non pensare anche questo sul balcone?) altrove le città diventano deserti e non perché la gente vada in vacanza. E le bandiere della pace non ci sono. E chi va lì per portare pace, un ragazzo di ventiquattro anni per esempio, viene pure ucciso. Fra tanta musica e tante bandiere che qui nessuno contesta, un pensiero quasi paterno ad Angelo e alla sua vacanza più generosa della mia.

Leave a Reply

Next ArticleMagistrato e senatore. Grazie Elvio