Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Magistrato e senatore. Grazie Elvio
Stamattina (ossia domenica mattina, scrivo a mezzanotte passata) ho telefonato a Elvio Fassone. Qualcuno saprà chi è. Qualcun altro, sono pronto a scommetterlo, non lo avrà mai sentito nominare. Dunque. Elvio Fassone è uno dei magistrati più colti, più integri, più garantisti (nel senso vero e nobile del termine) che esistano in Italia. Me ne aveva parlato per la prima volta quindici anni fa Corrado Stajano, quando ero stato querelato davanti al tribunale di Torino da tale Alfio Caruso, allora potente caporedattore del “Corriere”, per un mio libro edito da Einaudi (Storie, in cui raccontavo, tra l’altro, della battaglia condotta su “Come si parla di mafia in via Solferino”, una cosa di cui sono ancora oggi molto orgoglioso). Stajano mi aveva detto che c’era una dottissima sentenza scritta proprio da Fassone sulla libertà di opinione che avrebbe rappresentato una formidabile difesa per i miei diritti. Fu Guido Neppi Modona a perorare la mia causa. E la sentenza di Fassone fu davvero una sponda decisiva per la mia assoluzione.
E’ stato dunque portandomi dietro questa gratitudine (indiretta) che l’ho conosciuto nella scorsa legislatura come senatore diessino nella commissione Giustizia. Un signore. Un intellettuale umile che con umiltà iniziava il suo lavoro alle 8,30 del mattino. Che qualche volta, per via dell’età, lasciava il campo a sera tarda. Che semmai aveva il vizio, tipico dell’uomo delle istituzioni piemontese, di volere migliorare tutto; e quindi di essere anche (quando non c’erano di mezzo interessi di B. o Previti) ascoltato consigliere della maggioranza. Facemmo un trio formidabile con lui e Giampaolo Zancan, avvocato dei verdi che con i verdi non c’entrava niente. Lo schema era sempre lo stesso. Fassone tracciava la linea con la sua dottrina incorruttibile. Zancan faceva l’affondo portandoci la sua enorme esperienza di avvocato che tutto sapeva dei casi di tribunali e che della sua esperienza faceva uso sapientissimo. Io ci mettevo il cuore, la passione civile e un po’ di sociologia del diritto, oltre che la storia dell’antimafia. Rappresentammo il nocciolo duro dell’opposizione a B. sulla cruciale questione della giustizia. E ne facemmo molta di opposizione, anche quando i movimenti tirarono il fiato (lodo Schifani); anche quando erano in vacanza, riportandoli a Roma (Cirami, prima dell’appello di Moretti). I berlsucones non si aspettavano una resistenza tanto tenace. E invece ci fu. E per questo oggi mi indigno quando leggo qualche capopopolo accusare che anche allora non ci fu opposizione degna di questo nome (ma su questo torneremo, non mancherà l’occasione).
Fatto sta che al Senato, per ragioni diverse, non c’è più nessuno di noi tre. E non c’è nessuno di chi ci aiutava più direttamente, con maggiore libertà mentale, da Giuseppe Ayala a Mario Cavallaro. Oggi ho cercato Elvio per sapere come va, per augurargli buone vacanze. E’ rimasto fanciullescamente sorpreso che non avessi nulla da chiedergli, perché in politica una telefonata gratuita è assai rara. E mi ha ringraziato. Aggiungendo amaro: quando me ne sono andato nessuno del mio gruppo mi ha detto grazie. E mi ha invitato a Pinerolo, dove sta fondando una scuola di educazione civile. Ci andrò per dirgli grazie a nome mio e, se permettete, di tutti voi.
Nando
Next ArticleSchifani santo subito!