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Diario di Stromboli/2
24 agosto. Granita di cielo
Continuano le notti senza luna. E non si ha idea di che cosa sia il cielo di notte a Stromboli quando non c’è la luna, quando l’aria è tersa e senza nuvole, e si sia in un posto vergine di luce artificiale. Il che capita spesso perché le strade non sono illuminate e si cammina con la pila o anche senza (quando c’è la luna il problema non si pone, illumina lei). In queste sere il Grande Carro arriva verso le nove, mentre si inizia la cena, e segna tutto il cielo andando dal vulcano verso il mare, quasi ci si volesse tuffare con il suo rettangolo irregolare. Poi arriva tutto il resto, stelle singole e in costellazione. Come sempre, più guardi verso l’alto e più stelle scopri e vedi. Ma qui è la scoperta di ogni secondo non riguarda la singola stella. Riguarda il sistema stellare nel suo insieme. Vaghi con gli occhi e scopri reticoli di stelle, sempre più fitti, sembrano legati tra loro come le molecole di un disegno chimico. Sembrano gli schemi dei cristalli. E se insisti, non a fantasticare, ma proprio a guardare, ti si materializza, soprattutto se scorri la Via lattea, una immensa distesa di ghiaccio tritato. Sembra quasi di avere sottomano una granita di cielo. Strano, non mi era mai venuta questa immagine in tanti anni di Stromboli. Ma forse così il cielo non era mai stato. O forse non ho mai avuto a disposizione un osservatorio a protezione integrale come l’angolo speciale del terrazzo di Lidia.
Stromboli è anche molto ospitale. Nel senso che ci ci viene riesce a trovare sempre una sistemazione per l’amico di passaggio. O per l’amico dell’amico. Alla prima nostra notte abbiamo subito ospitato Pietro, amico di nostro figlio Carlo, e un suo altro amico. Pietro aveva saputo del nostro arrivo parlando in spiaggia (!). E lo aveva detto a Carlo. Che a sua volta aveva chiamato. C’è lì Pietro, dorme in spiaggia, ospitatelo. Detto fatto. Ma c’è anche un suo amico . Benissimo, finché si può. Solo che l’ospitalità di Stromboli, quanto al dormire, non va oltre le case. Quando si è clienti, tutto cambia. Il povero Pietro era stato ospitato (a 25 euro a testa) in un sottoscala. Cinque brande e un buco in alto per finestra. Non ce la faceva più. Raccontava di essere stato in affitto "dall’orco" . Ora ha fatto qualche amicizia e la prossima volta saprà dove andare. Un terrazzino o un giardino o un sacco a pelo non si negano a nessuno. Si paga solo lo scotto della prima volta.
A proposito di pagare. Si deve tirare fuori un euro per metter piede a Stromboli. E lo scontrino va tenuto in tasca per tutto il tempo che ci si ferma. Un euro non serve, non serve a fermare i flussi da consumo predone, voglio dire, farei pagare di più. Ma soprattutto, se il principio è di difendere l’isola, farei pagare mille euro – solo di tassa – a chi affitta le moto dei residenti. Pirla che non è altro: ma come si fa a venire qui per andare in moto?
Dal fronte scrittura, infine, buone notizie per me. Ho iniziato il capitolo su Felicia Bartolotta, la madre di Peppino Impastato. Più ne leggo, più ci penso, più mi pare una delle donne grandi, grandissime di questa democrazia.
Nando
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