Diario di Stromboli/6

28 agosto. La leggenda del campanaro lubricone

E così siamo arrivati a due giorni dalla partenza. In questi casi, invece di cedere alla malinconia, cambio registro e chiedo a Emilia con aria entusiasta: che ne diresti di andare a fare due giorni a Stromboli? Come se fossimo a Milano. La ragazza risponde sempre contenta. E in effetti da domattina all’alba avremo due giorni pieni da passare a Stromboli. Dove intanto il vulcano continua da alcune ore a fiammeggiare. Il pennacchio grigio di fumo che lo sovrasta e lo incorona viene arrossato e qualche volta sfondato dal fuoco, con cascata di lapilli stampata sotto le stelle.

Ma non è questa l’unica "news", come dicono in treno al cellulare le ragazzine milanesi (una di loro parlava con tale Giubby, scusatemi ma allora preferisco Samantha). L’altra news che mi è piaciuta assai è che alle scorse regionali qui a Stromboli ha vinto la Borsellino. Cento voti di differenza rispetto a Totò Cuffaro vasa-vasa. Il che vuol dire che non solo l’isola attrae le magnifiche menti e progressive del Paese, ma che sono progressisti anche gli indigeni, fatta naturalmente eccezione per i pirla che noleggiano decine di moto avvelenatrici ad altrettanti turisti pirla.

Siamo arrivati al punto che ormai sostano decine di moto (di residenti? ma vattinne!) davanti alla spiaggia di Piscità, che con il maremoto è diventata deliziosamente lunga. E sostano anche davanti alla chiesa di San Bartolo.  Si tratta di una chiesa di un bellissimo colore rosa scrostato, più tenue nel campanile, più vivo nel corpo dell’edificio, che sta quasi a mezza strada tra la piazza centrale, dove sorge la chiesa principale, e il borgo di Piscità. Molti la chiamano la chiesa inutile. E invece per San Bartolomeo, che è poi il 24 agosto, viene accerchiata dai fedeli per una processione di grande interesse antropologico. Su San Bartolo, fra l’altro, c’è una specie di leggenda. Il campanaro infatti suona le campane come un invasato al mattino presto, specie la domenica, svegliando senza scampo alle sette o alle otto tutti i turisti che affittano nei dintorni. Un anno, era il 2000, toccò a noi di affittare proprio a dieci metri dal campanile. E il sadico suonava, suonava e si guardava intorno. Una domenica mattina non lo sentì nessuno. In compenso la notte prima venne sentita su un terrazzo di Piscità una nota attrice ansimare in un piacevolissimo concerto d’amore. Così io misi in giro per scherzo che era stato il campanaro. E due giorni dopo lo dicevano tutti… Vedi un po’ la potenza del pettegolezzo..

In ogni caso è stato un altro giorno di vento (certo, sono le Eolie…, basta, per carità). In spiaggia ho incontrato Dario Cossutta che mi ha detto che il padre fa 80 anni il 2 settembre (auguri, vecchio Armando, grande antifascista e grande interista ingiustamente giubilato nel tuo partito!). Stasera c’è stata romantica cena con Emilia al Blu Latino. Ora faccio come Montalbano in Camilleri e vi racconto: impepapata di cozze, freschissime e gustose sia con limone sia senza limone; paccheri (ossia maccheroni larghi e schiacciati) con tonno e melanzane (fan-ta-sti-ci!); anguria e distillato di limone freddissimo. Più mezzo Corvo bianco. Tutto sul mare senza altra musica che quella delle onde. Quasi solo lume di candela (o citronella?). 33 euro a testa. Se è così, le spendo volentieri, se no meglio formaggio a casa come ieri sera. Che ci volete fare, mi sto scoprendo spartano ma esigente… 

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