Siamo uomini o caporali? Polacchi in Puglia

Confessione. Mi sembra di vivere in un mondo di pazzi, che tutti contribuiamo a oliare quotidianamente con insensata saggezza. Insomma, ogni giorno leggiamo articoli, fondi, editoriali, minisaggi riflessivi sul socialismo, e sul comunismo, e sul partito democratico. E insomma su tutto l’armamentario che la politica deve escogitare per mettere ordine al suo interno, per dare identità politiche certe e moderne agli elettori. E c’è chi dice che il socialismo è questo, che la sinistra è quest’altra, che le nostre tradizioni e i nostri orizzonti. Mi ci metto anch’io, non ho problemi a dire che sono cose che mi appassionano. Poi, accidenti, apri il giornale, anzi non lo apri nemmeno perché è in prima pagina, e scopri che in Puglia i braccianti polacchi scompaiono a decine. Nel grande buco nero del caporalato più bastardo. Come fossero animali, cose. Uomini e donne che scompaiono, insisto. Se ne contano 119 in sei anni. Una traccia per capire come sono scomparsi ci sarebbe: quindici morti anomale, e intercettazioni del tipo “Oggi vado nei campi e ne ammazzo uno o due come esempio”. Già l’Espresso aveva fatto un servizio agghiacciante sul caporalato, con il suo bravissimo Fabrizio Gatti a far la parte dell’immigrato (e un lettore del Blog me lo aveva segnalato).

Ora mi chiedo che aria fritta sia mai la nostra sul socialismo e sul partito democratico e quali le nostre distinzioni profonde e radicali quando sul suolo della nostra Repubblica succede qualcosa che dovrebbe dirci, esso sì, “o di qua o di là”. Quando esseri umani vivono in questo modo e subiscono il trattamento più infame e violento da parte dei famosi cittadini italiani “che pagano le tasse e sono in regola con la legge”. Mi chiedo perché i ministeri competenti non mandino d’estate una bella ondata di ispezioni con carabinieri a cavallo e poliziotti antisommossa in tutte le campagne del sud (e aggiungo: anche l’esercito, se serve). Spero che e mi batterò perché lo facciano. Altrimenti, che arrivi pure uno Spartaco polacco a  ricordarci i fondamentali di una democrazia.

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