Posti letto, non campus

AAA…Posti letto per studenti universitari cercansi. Ci sono città come Padova, Milano, Pavia, Bologna, in cui un letto in una stanza per due costa seicento euro. Ossia milleduecento euro al mese guadagnati in nero (molto spesso)  per il solo fatto di possedere una stanza in più. Duemilaquattrocento per il fatto di possedere un appartamentino. D’accordo, a volte i proprietari sono anziani  senza molte altre risorse su cui contare. Sta di fatto che speculano, loro e soprattutto i proprietari abbienti, su ragazzi che hanno la sola colpa di essere andati a studiare fuori dalla propria regione (ma anche le distanze Sondrio-Milano o Cuneo-Torino o Agrigento-Palermo non sono male da fare tutti i giorni). Strano. Diciamo che bisogna favorire la mobilità, sprovincializzare, coltivare le vocazioni, e poi chi si permette di andare in un’altra città per inseguire una passione viene bastonato appena mette il naso fuori di casa. Sono circa centoottantamila gli studenti iscritti fuori dalla propria regione, sono circa trentaduemila i posti letto in tutta Italia. A Napoli, massima sede universitaria del sud, di posti letto ce ne sono duecento.

Il piacere di stare al governo è anche questo. Vedere, capire, decidere che se ne possono fare molti di più. Ieri c’è stata una riunione al Ministero. Ecco, lo dico qui perché l’ho già detto stamattina alla Camera  all’audizione delle associazioni studentesche: puntiamo entro la legislatura ad averne quasi il doppio. E abbiamo fatto una scelta. Che è la seguente: in una situazione come questa i campus con le biblioteche, i campi sportivi, i grandi spazi comuni, dobbiamo aspettarli ancora per un po’. Ora costruiamo stanze decorose, le più numerose possibili. Poi pensiamo al companatico (o al dolce, vedete voi). Che ne dite? Si accettano -ovviamente!- suggerimenti.

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