Deputate. Meno male che c’era il maschio

Visto di nuovo “Quelli che il calcio….”. Punto primo: godo (si fa per dire, oh..) che la trasmissione sia stata stabilmente ridotta di mezz’ora dopo la vicenda Moggi. E’ un bel segnale. Così si capirà che non si può fare un uso privato del servizio pubblico, tanto meno un uso sciagurato come quello di domenica scorsa. In effetti l’idea di essere onnipotenti si rafforza con l’ampiezza degli spazi che si hanno a disposizione, lo abbiamo già visto altre volte. Anche perciò ritengo che Vespa capirà meglio di doversi adeguare allo spirito del servizio pubblico se avrà una serata a settimana invece che quattro (e per di più con la garanzia di andare in onda senza concorrenza). Punto secondo: mi ha fatto piacere trovare in trasmissione Marco Travaglio. Visto il suo esilio, pure dalle feste dell’Unità (su cui scrive…), mi sembra un bel segno anche questo.

Purtroppo ci sono segni meno belli. L’inflazione di politici, ad esempio. Tre, addirittura, in una puntata. Poi il fatto che al gioco del peone (riconoscere un collega indicato in foto) le due parlamentari chiamate al gioco abbiano dato l’idea di una Camera dei deputati dove non ci si conosce, non ci si guarda intorno e forse nemmeno ci si va. Perché alcune delle facce trasmesse erano davvero difficili da non notare, anche in una Camera appena rifatta. Ma il segnale peggiore è stato un altro: ed è che proprio mentre si svolgeva questo gioco è stata proiettato il volto di Angela Napoli, deputata di Alleanza nazionale. Ora la Napoli non è per nulla un peone. E’ una donna che lavora tanto, sgobba da anni, stimata trasversalmente e che nell’ultima legislatura è stata coraggiosa vicepresidente della commissione Antimafia, in cui ha denunciato le infiltrazioni nei comuni calabresi. Rifiutandosi anche di votare la indecente relazione finale della commissione. Be’, la cosa davvero singolare è che le due deputate che giocavano, Daniela Santanché di An e Dorina Bianchi della Margherita, nel vedersi proporre la loro collega Angela Napoli tra i peones non sono insorte. Non hanno detto “ma lei che c’entra tra queste foto?”. Non hanno garbatamente osservato “guardate che avete commesso un errore”. Per carità. E il bello è che un istante prima la Santanché aveva detto che le prime nemiche delle donne in politica sono proprio le donne. Che non sono generose, solidali, ecc. ecc. C’è voluto Travaglio per dire la cosa più ovvia: “ma la Napoli non è affatto un peone, è una deputata di cui è nota la bravura”. Un uomo, un maschio, per dare a una donna quello che le spetta. Mentre le altre donne lì presenti parlano di quote rosa e di donne (purtroppo) egoiste. Ohi, la complessità sociale.. 

Leave a Reply

Next ArticlePoesia. Umberto Bindi