Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Sorpresa. Un Cristo tra gli iraniani
Ha fatto bene Prodi a incontrare Ahmadinejad, presidente iraniano con vocazione all’atomica? Io credo di sì. Perciò nel mio piccolo l’ho imitato. Ho subito voluto incontrare il nuovo ambasciatore iraniano in Italia, Abolfazl Zohrevand, appena dopo la sua visita al Quirinale. L’occasione era praticamente pronta: la visita del nuovo ambasciatore alla settimana culturale della Repubblica Islamica dell’Iran all’Accademia di Belle Arti di Roma. All’Accademia c’è una bella mostra di artisti iraniani (sullo sfondo anche un film iraniano con sottotitoli in inglese, il massimo per i cinefili -come per i comici, lo so-). Tele contemporanee, incisioni, miniature, intarsii, ceramiche, fotografie. Prodotti artistici suggestivi, molti richiami simbolici al cielo e ai pesci. Artisti anche molto giovani, e molte donne, una addirittura dell’87. Il direttore dell’Accademia Gaetano Castelli ha fatto secondo me una scelta di grande intelligenza. Ed era giusto premiarla, in questo clima di scontro totale, di guerra di civiltà. Abbiamo parlato con Zohrevand dei nostri futuri scambi culturali, ci siamo detti che occorrerà approfondire in che modo due civiltà antiche come le nostre possano contribuire a progettare il futuro del mondo. Non sono cose secondarie. E credo che ognuno in questa situazione debba fare la sua parte.
Due elementi in più però voglio aggiungerli, perché si possa capire. Il primo. L’ambasciatore, quando gli ho parlato dell’università e delle arti, mi ha ricordato che il loro è un paese di giovani, che venti milioni su sessanta milioni di abitanti sono studenti (!). Da dove dunque bisognerebbe iniziare a parlarsi, o parlarsi più di prima se non dai luoghi dei giovani per antonomasia? Il secondo elemento è forse ancora più importante. Nella mostra sul trionfo dello spirituale nell’arte, nel cuore della rassegna iraniana insomma, ho trovato due splendidi Cristo a intarsio, due quadri disposti centralmente. Dico: artisti iraniani rappresentano ed espongono ufficialmente il simbolo supremo della cristianità. Non meritava questo qualche notizia, anche di prima pagina, mentre schiere di editorialisti ci raccontano della incomunicabilità tra culture e del fondamentalismo come unica dimensione dell’Iran di Ahmadinejad? Meditiamo, gente, meditiamo.
Nando
Next ArticleMilano. Sfogliati una Margherita