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Interviste sulla bara
Bisogna andarci. Ai funerali che segnano i lutti cittadini, intendo. Per dovere istituzionale ma prima di tutto per solidarietà umana. E perché c’è sempre qualcosa da vedere, da capire per non smarrire il senso di ciò che si è e ciò che si fa. Stamattina sono andato a Sant’Ambrogio per i funerali delle vittime della esplosione che ha sventrato la palazzina di via Lomellina. Mancava la bara del giovane albanese che passava lì davanti, ecco l’Italia nuovo Eldorado, con il gas che esce dalle condutture, viene avvertito dagli abitanti di un quartiere e alla fine fa saltare un edificio intero. Mi è sembrato ignobile il tentativo di preconfezionare la spiegazione che salvava tutti, quella del suicidio con il gas di una povera signora, responsabile a quel punto della strage di innocenti.
Ma oggi mi hanno colpito due cose, fino a piombarmi nella sgradevole sensazione che su alcune cose non ci sia più nulla da fare. La prima. Quando la bara bianca del piccolo Francesco, inghiottito dalle macerie mentre giocava con la sua playstation, si è mossa verso l’uscita con la maglia di Del Piero mescolata ai fiori, è partito un applauso fortissimo. Monsignor De Scalzi aveva detto alcune parole da brivido parlando ai genitori di Francesco (“dai un segno della tua presenza al tuo papà e alla tua mamma”). E la commozione era grande. Ma fa davvero pensare il fatto che l’unico modo che abbiamo ormai a disposizione per mostrare affetto e solidarietà nel momento dell’addio estremo sia quello dell’applauso. Qualcosa ci limita nelle nostre espressioni. Ci dimezza. Ci svilisce. Applaudire un bimbo morto? Non voglio fare il moralista. Ma un po’ mi annichilisce. Mentre mi ha invece annichilito del tutto e senza riserve il fatto che giornalisti e tivù si siano scatenati in branco per fare un’intervista alla Moratti a fianco (uno, due metri) a una bara pronta a partire fuori dalla chiesa. La bara era lì, con i fiori e i parenti in lacrime, e intorno frullavano le dichiarazioni e le riprese e le sgomitate per riprendere (Moratti senza colpa secondo me, credo non se ne sia nemmeno accorta) mentre la mamma del bambino veniva portata via semisvenuta per il dolore. Parola mia che ne ho viste di cose sacrileghe. Ma questo una volta le televisioni non lo facevano. Nemmeno dieci o cinque anni fa. E’ l’eclissi del sacro. E non possiamo fare altro che dircelo. Per arginarla un poco. Almeno per la prossima volta.
Nando
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