Una serata per Vespa

Vespa, dunque, minaccia di andarsene se non gli danno la proprietà dell’informazione politica in Rai? Ma se ne vada. Qui si stravolge tutto. Ricapitoliamo. Un giornalista del servizio pubblico ma che ottiene ricchissimi contratti privati da un leader politico editore (prima al governo, ora all’opposizione), ha avuto il monopolio dell’informazione politica nello stesso servizio pubblico. Un monopolio personale. Con la pretesa che nelle ore in cui c’era lui in trasmissione la Rai non facesse alcun programma di approfondimento. E che non ce ne fossero nemmeno quando lui andava in ferie, giusto perché il pubblico non potesse fare paragoni. Ora, quando esiste il monopolio che cosa succede? Che chi vuole vedere in tivù un dibattito politico tra Fassino e Fini, tra Rutelli e Tremonti, si ciuccia il monopolio. Di questi tempi un po’ di meno, dopo la sbornia che c’è stata, ma insomma ci sei quasi costretto. E’ chiaro che chi è quasi senza concorrenti su un argomento come la politica ha tanti ascolti. La prova è che i nostri leader, anche se invitati a non andarci per fargli fallire il giocattolo, non se la sono mai sentita. Anzi, qualcuno ci si è trovato a meraviglia: era la terza Camera, si diceva. Che poi era la implicita denuncia di una mostruosità istituzionale.

Domanda: in una democrazia può continuare a lungo questa anomalia, questo controllo personale sulla libertà d’informazione? Esercitato sul servizio pubblico? E a proposito degli ascolti rivendicati da Vespa aggiungo: se le ignobili trasmissioni su Cogne hanno picchi di ascolti, be’, è una ragione in più per sbaraccare. Il servizio pubblico ha la funzione di accompagnare e favorire la promozione civile e culturale del paese, mica quello di solleticarne gli istinti peggiori. Quindi, giustamente, Vespa se le vada a fare, quelle trasmissioni, in una tivù privata. E, detto tra noi, veda un po’ se avrà la stessa audience. Già sperimentato a suo tempo da Baudo e da Santoro, no?

(lui è convinto di avere battuto Mentana perché è più bravo, mica perché aveva fatto della sua trasmissione sulla Rete ammiraglia una specie di istituzione…). Insomma, io, per tutte queste ragioni, non gli darei affatto tre serate a settimana. Una serata mi sembra la giusta misura per rispettare il pluralismo delle voci Rai, per valorizzare altri talenti, e per fare capire a Vespa che non è il padrone di nulla. Nemmeno delle trasmissioni altrui, dove sono costretti a fare grandiosa pubblicità ai suoi libri. Che anche per questo vendono tanto. E per questo gli procurano ricchi contratti dall’imprenditore editore. E così il giro ricomincia.

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