Finanziaria mica male, oh yes…

La Finanziaria, dunque. Lo so che la si può criticare per molti aspetti. Ma siccome è diventato (anche fra tanti miei amici) lo stesso che sparare sulla Croce Rossa, due o tre cose mi viene voglia di dirle. Ieri pomeriggio mi sono fermato apposta a Montecitorio per sentire di persona Padoa Schioppa dai banchi del governo. Nel momento cruciale bisogna mostrarsi uniti, mi son detto. Tanto più se si capisce la gravosità dell’opera a cui altri si sono dedicati esponendosi direttamente per settimane agli insulti altrui.
Sono arrivato dunque per un paio di provvedimenti in commissione Cultura dribblando anche le Iene che stavano fuori a satireggiare sul barbiere della Camera (che ora si paga; io non ci sono mai andato, soprattutto per non tornare ai tempi in cui mi tagliavo i capelli in caserma – con la sfumatura alta, mi raccomando -). E sono sceso in Aula verso le quattro. Be’, il ministro dell’Economia è stato veramente bravo. Più parlava e più mi convincevo che il fuoco di fila di attacchi che ha subito è stato inverecondo. Che abbiamo quasi paura di dire quello che è giusto dire e fare. Ha citato Tremonti, che giurava (ai suoi tempi) che già una finanziaria da quindici miliardi è impresa titanica. E ha espresso una filosofia profonda. Che condivido. Che si potrà aggiustare nelle sue applicazioni, ma che mi pare di grande buon senso. Si potrà incidere sui redditi del dieci per cento (dieci per cento: non si dirà che queste sono le dimensioni del ceto medio in un paese sviluppato) degli italiani più ricchi? Si potranno comprimere degli sprechi, che ci sono e li vediamo, anche nei costi della politica, che infatti sono stati toccati? Si potranno spostare risorse a favore di cultura, ambiente, ricerca? Lo so, si può far partire la gara delle cifre, come dopo le elezioni. Io vedo però, anche nei dati pubblicati da giornali critici, che i più deboli si avvantaggeranno del nuovo regime fiscale.
Quanto agli enti locali, che hanno subito dei tagli, bisogna aggiungere che beneficeranno anche di una maggiore elasticità nei bilanci: il che consentirà loro di muovere le risorse finanziarie senza ingessarle troppo nei singoli capitoli di spesa, che è la vera premessa  per soddisfare con efficienza le priorità sociali  (quanto ha speso Milano per fare e rifare inutilmente il manto stradale di mezza città?).

Dice: e l’evasione? Giusto. Occorre attaccarla. Nei comparti economici e nelle aree geografiche dove trionfa. E sarà fatto. Ma non si può mettere in bilancio il risultato desiderato, nero su bianco, se non con proiezioni fantastiche. Facendo finanza creativa, appunto.

Quanto a me, per una cosa sono soddisfatto. Il poco che avevo chiesto l’ho ottenuto. E ora trattiamo ogni euro che arriva come se fosse una pepita. Si può fare molto.

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