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In difesa del Grillo Parlante
Evvai, Salvatore! Da intendersi come Salvatore Grillo, storico direttore del pensionato Bocconi e dell’Istituto per il diritto allo studio della più famosa università italiana di economia e commercio. E’ successo un putiferio. Perché il Grillo ha fatto un’intervista alla “Stampa” un po’ provocatoria, con il suo linguaggio spassionato e anticonformista che lo ha reso caro ai bocconiani più svegli. Questi studenti d’oggi non hanno i numeri per essere classe dirigente del paese, ha detto. Perché non si occupano di ciò che succede intorno a loro, perché sono tutti dediti allo studio delle materie economiche, dimenticano la poesia e la politica. E la nuova concezione dell’università – la laurea in tre anni, un esamino dietro l’altro – non li aiuta a pensare, ad avere ampi orizzonti.
Non sazio di questo, Grillo se l’è presa anche con i figli degli evasori che si ciucciano le borse di studio che dovrebbero andare ai “bisognosi e meritevoli” e poi si lamentano pure.
Come mai quest’intervista sbattuta in prima pagina? In effetti non si sa. Il libro da cui prende le mosse, “Via Bocconi 12”, Melampo editore, è uscito diversi mesi fa. Fatto sta che ora quel che è già andato in libreria e ha già fatto venire nostalgia della Bocconi e del suo pensionato a qualche migliaio di ex studenti, sembra diventare un casus belli. Io resto della scuola di chi pensa che Grillo abbia il merito incomparabile di dare all’università dei futuri manager quel po’ di umanità senza la quale ogni istituzione è destinata a finire decrepita nello sgabuzzino. Che il suo linguaggio crudo e pittoresco compensi con la sua sincerità l’eccesso di rampantismo mentale che ogni tanto si respira tra aule e corridoi e istituti, o ascoltando e vedendo le matricole che arrivano da Monza, Novara, Varese e da qualche strada della Milano ubriaca di ideologie danarose. La Bocconi non sa che questo signore anomalo è quello che la tiene al riparo dal tragicomico cliché delle mutande bocconiane di cui abbiamo parlato su questo Blog la scorsa estate. Che è, come avrebbero detto le Bierre all’epoca, il riformista (“la foglia di fico”) che rende credibile il sistema. Certo l’intervista, dal titolo un po’ choccante (Bocconiani addio. “Sono dei cadaveri egoisti e viziati”), ha creato subbuglio. Era inevitabile. Ma io credo che, se ho l’orgoglio di essere bocconiano, lo devo un po’ anche a Salvatore Grillo. Che ha mandato a quel paese i suoi contestatori e ci si è affezionato, che ha portato la musica in università, che si sbatte per aumentare i posti letto, che va in carcere a trovare ladri, assassini e terroristi, che regala a tutti la sua opera precedente a “Via Bocconi 12”: “Anche i figli di puttana sono figli di Dio”. Per elogiare il successo, uno come lui non serve. Ce ne sono già abbastanza che lo fanno tutto il giorno.
Nando
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