Onore ad Anna Politkovskaya

Sia reso onore ad Anna Politkovskaya! E bastardo chi l’ha fatta uccidere. Che una giornalista dica la verità, eserciti con orgoglio professionale la sua libertà, e per questo venga fatta uccidere, è una di quelle cose che riescono a qualificare, come pochissime altre, la natura di un regime politico. Anna Politkovskaya ha denunciato quella che era per lei, sulla base di ciò che vedeva e della sua coscienza, l’anima vera di Putin e la sua idea di Russia. Ha raccontato la tragedia senza fine della Cecenia. Temeva di essere uccisa e l’aveva detto. E quelli, come nel più classico dei delitti annunciati, l’hanno fatto. Spudoratamente. Chissà perché mi è tornato alla mente Pippo Fava, cui fu la mafia a chiudere la bocca con un colpo di pistola. Perché i giornalisti li uccidono le dittature o la mafia, o entrambe se si mettono insieme. Spero che Vespa, giornalista libero e dalla forte coscienza professionale, ora che ha fatto capitolare il consiglio d’amministrazione della Rai ai suoi piedi e ha ottenuto le sue quattro serate settimanali, ne voglia dedicare una a questa giornalista così lontana da lui, almeno per lo spazio in cui ha dovuto operare. Purtroppo ognuno di noi ha un destino. E se nasci in Russia devi fare il giornalismo lì, non nella nostra Rai.

Quanto a quel che penso di Putin, facendo parte del governo e non volendo dare spunto a incidenti diplomatici, me lo tengo gelosamente per me. Non sono io che ho titolo a parlarne.

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