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Onorevoli stupefacenti
E così le Iene non vanno in onda con le immagini proibite. Quelle degli onorevoli con tracce di droga (leggera e non) sulla pelle, prelevate con l’inganno di un tampone antisudore durante le interviste sulla Finanziaria. Confesso che davanti a Montecitorio ero stato scelto tra quelli da sottoporre a “prelievo”, ma avevo prontamente spiegato di non essere più parlamentare. Peccato. Avrei abbassato la percentuale dello scandalo (un terzo circa), visto che non mi sono mai fatto una canna (e piantatela di dire “chiunque abbia fatto il sessantotto”, io no), visto che mi dà fastidio il fumo e che da piccolo non mi piacevano nemmeno i sigari di cioccolata.
Ciò premesso, a me il metodo delle Iene non è piaciuto. Sono notizie che non si acquisiscono con la frode, seppur simpatica e gaudente. Però mi piacerebbe che i parlamentari compissero un gesto di sfida creativa e invitassero le Iene a ripassare, in un giorno scelto a caso, per rifare i controlli. Alla luce del sole, senza espedienti. Giusto per dire al paese che qui non ci si droga, per usare il termine che la nota legge usa per indicare il consumo di tutte le sostanze stupefacenti. Qua facciamo le leggi per gli altri; certo un po’ severe, ma noi diamo l’esempio. Oppure per dire, al contrario: sì, io mi faccio, e allora?
E poi mi piacerebbe che le discussioni sulla validità di questi test avvenissero non quando li fanno ai parlamentari; ma quando sono i giovani qualunque che li subiscono, chessò, alla guida di un’auto durante un controllo di polizia. Mica per qualunquismo – non ne posso davvero più della retorica antiparlamentare -, ma perché se quei test fanno fede per un ragazzo in jeans devono far fede per tutti. E se non funzionano, non funzionano per nessuno. Gira e rigira, sempre lì torniamo: al garantismo a senso unico. Giusto?
Nando
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