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Gite e tangenti
Me l’ha scritto una professoressa bolognese dopo avere letto il mio articolo per l’Unità sulle gite scolastiche, già messo in pillole su questo Blog (ohé, ragazzi, qui si rielabora…). Lei non sa che cosa c’è dietro queste gite, mi ha detto. Per qualcuno sono diventate la prima preoccupazione dell’anno. E una classe può anche farne due. E lo sa perché? Perché ci sono degli insegnanti che si mettono d’accordo con i tour operator; e in cambio delle due classi piazzate su una gita a Londra o a Praga si ciucciano una settimana premio (per loro) a Sharm. Ecco perché si fanno gite che costano un quarto del salario di un operaio. Ecco perché la prima preoccupazione non sono le casse familiari degli alunni. Confesso di esserci rimasto di sasso. Davvero non l’avevo mai pensato (e poi mi accusano di coltivare la famigerata “cultura del sospetto”). Dico solo che in politica queste cose si chiamano tangenti. E in effetti è lo stesso meccanismo infernale che accompagna l’adozione dei libri di testo e che, applicato su vasta scala specie in certe aree del sud, ha mandato in malora tante case editrici sane e senza protezioni. Ora capisco, ingenuamente capisco: le gite in città lontane (“sa, ai ragazzi piacciono tanto!”), i viaggi già a settembre, le democratiche riunioni dei genitori “che vogliono partecipare alla gita in Argentina”.
Meno male che in contemporanea con la lettera da Bologna mi è arrivato il depliant con il programma (quasi geniale) delle iniziative antimafia che un gruppo di insegnanti sta organizzando nella scuola dell’obbligo in provincia di Catania. Li trascina con il suo entusiasmo Maria Pia Fiumara, che da vent’anni si ingegna e si spreme con tanti suoi colleghi del catanese. E continua a farlo anche ora che la nuova legge regionale (Cuffaro, ma la mafia non fa schifo?) ha ristretto drasticamente i cordoni della borsa per questo genere di attività. Forza Maria Pia! Tanto lo so che voi siete di quelli che i soldi ce li mettono in proprio, altro che tangenti…
Nando
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