Gli spioni e il giornalista amico. Che Panorama…

Questa notizia da qualche parte deve pur venire fuori con la chiarezza che merita. Perciò ve la do. In una delle foto che riprendono il celebre Giuliano Tavaroli, capo-sicurezza di Telecom, pilastro del sistema di intercettazioni che spiava illegalmente migliaia di cittadini italiani, c’è un dettaglio di qualche importanza. Parlo delle foto pubblicate dall’Espresso, che riprendono le “truppe d’assalto Telecom” in una gita in Sardegna che sa tanto di trekking in divisa. Oltre a Tavaroli, oltre a Bove, in una di quelle foto c’è Stefano Brusadelli, capo della redazione politica di “Panorama”. Che ci fa un influentissimo giornalista politico in quella intima compagnia con gli spioni? Perché si ritrovano insieme lì, vestiti in quel modo da allegra brigata (e che brigata!)? Lì, dico, mica a un pranzo professionale, che ancora ancora si capirebbe? Ora lui, il Brusadelli, dice all’”Espresso” che c’è andato “come amico” (ma quando e come sono diventati “amici”, erano forse compagni di banco a scuola?), che “furono giornate molto belle” (non ne dubitiamo affatto) e che, giusta la lezione di Giuliano Ferrara, non se n’è pentito per nulla. Abbiamo capito, ne è orgoglioso. D’altronde certe amicizie, una volta che ce le si è fatte, bisogna rivendicarle.

Ma c’è di più. La moglie di Brusadelli, Margherita Fancello, lavorava per quella struttura di Telecom. Volete sapere che faceva? Lei dice ai magistrati: facevo la “rammendatrice”. Testuale. E ai magistrati che chiedono spiegazioni, racconta che il lavoro di “rammendatrice” consisteva nel tessere rapporti, organizzare appuntamenti diplomatici, realizzare incontri complicati. Che, aggiungo io, dovevano essere complicati sul serio, anzi, addirittura complicatissimi. Perché per questi “rammendi” pro-Telecom la moglie del capo della redazione politica di “Panorama” ha preso da quella struttura di Telecom più di un milione di euro in tre anni. Più altri soldi in contanti da Cipriani (altro agente della brigata) da parte di Tavaroli. Ora, io non so se questo rapporto si inscriva in una cornice di illegalità (le intercettazioni sicuramente lo erano). So che ognuno di noi, se esercita responsabilità sociali, ha il dovere di non fare affari e di non prendere soldi da ambienti che possano offuscare con la loro vicinanza la credibilità di quel che facciamo. E che lo stesso principio va esteso a mogli e figli, perché alla fine poi la famiglia una è. Per capirsi: la moglie di un giornalista non può, ma proprio non può, fare la lobbista (l’Espresso dice che era pure una nota lobbista di Cossiga e Cirino Pomicino), specie se poi è (dice sempre l’Espresso) indagata per fatture per operazioni inesistenti, e specie se il lobbismo è a favore di una associazione a delinquere, sulla cui natura ci si può sbagliare per qualche settimana, non per anni.

So anche che di questa vicenda esplosiva i giornali, tranne l’Espresso, hanno preferito non parlare, e ciò mi preoccupa (…non è più il tempo delle inchieste..). Perché questa grande macchia di omertà si aggiunge alle altre, già numerose, che dobbiamo subire. E infine so che incominciano a essere davvero troppi i giornalisti che, direttamente o indirettamente, beccano soldi dalla Cia, dal Sismi e dai servizi spionistici di varia natura. Ma che razza di informazione abbiamo? Giungerà su questo Blog la vendetta degli spioni e dei loro amici? Boh…Però, amici giornalisti che siete sempre in pista, due parole sul caso che vi costano?

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