Professionisti. Alla piazza della “qualità”

C’è una cosa che non sopporto in queste manifestazioni dei professionisti contro il decreto Bersani o contro la Finanziaria. Ed è il ritornello che i manifestanti hanno innestato, e che riascolteremo verosimilmente per settimane nelle loro dichiarazioni stampa e televisive. Sempre lo stesso. Instancabile, monotono. “Vogliamo tutelare la qualità del nostro servizio”, dicono, difendendo gli ordini a cui appartengono. Per un verso li capisco. Vogliono crearsi un consenso di base nella pubblica opinione. Qualcuno di loro in gioventù ha anche fatto politica a sinistra e sa quanto siano importanti le alleanze. Per un altro verso trovo questo riferimento ossessivo alla “qualità” ridicolo e perfino insultante per l’esperienza di vita vissuta da milioni di persone.

Ora la scoprono la “qualità”… Ma che cos’ha mai fatto l’ordine degli avvocati per difendere la qualità mentre per decenni a Catanzaro frotte di aspiranti procuratori si prendevano l’abilitazione per la futura professione a calci nel sedere (con tanto di false certificazioni di collaborazione da parte degli studi locali e con la fioritura di un vero e proprio turismo concorsuale)? Che cos’ ha fatto per difendere la qualità di fronte a eserciti di poveri diavoli, vittime nelle loro cause dei compromessi infedeli fatti sulla loro pelle a favore del cliente più ricco? E della qualità del servizio medico in tanti ospedali o zone del paese, ne vogliamo parlare? Dei morti sotto i ferri senza che nessuno subisse mai una sanzione? E, già che ci siamo, perché non ricordare che tra gli architetti milanesi l’unica persona a essere sanzionata dall’ordine per le vicende di Tangentopoli è stata quella che aveva denunciato la corruzione imperante in certi ambienti della categoria? Sento in televisione la parola “qualità” accoppiata allo stato di cose esistente e mi corre un brivido per la schiena.

Non dubito che questi professionisti possano avere qualche ragione, su aspetti specifici dei provvedimenti presi. E per quello vanno ascoltati con pazienza e rispetto. Ma, per favore, non ci parlino dei “pregiudizi sull’evasione fiscale”, perché molti singoli -d’accordo- non evaderanno; ma i dati medi delle categorie sono uno schiaffo alla civiltà del paese. E non ci parlino della qualità che vogliono preservare, ma tanto generosamente preservare, per il bene del cittadino. Nonostante tutto, un po’ di senso dell’umorismo ci è rimasto.

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