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Scuola: non è solo da un calcio di rigore…
Bisognava esserci ieri al Ministero dell’Istruzione (che sta tornando a essere “pubblica”). Il ministro Fioroni aveva indetto la prima riunione del comitato “scuola e legalità”, pensato per sostenere in tutta la scuola italiana l’impegno per la cittadinanza democratica e la legalità. Presenti tutte le più alte autorità delle forze dell’ordine, i rappresentanti delle confessioni religiose (e questo mi è sembrato importante, per tante ragioni), e un grappolo di persone a vario titolo in trincea da anni. Dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso a Tano Grasso, fondatore del movimento antiracket; da Maria Falcone a Elisabetta Caponnetto; da don Ciotti a don Mazzi. Con presidi, associazioni, anche una ragazza (bravissima) a rappresentare i ragazzi di Locri. E i rappresentanti dei ministeri interessati a una collaborazione: interno, solidarietà, università, politiche giovanili, famiglia (mancava il lavoro, e ci si è subito ripromessi di non ripetere l’errore).
Be’, solo chi ha ascoltato gli interventi che si sono susseguiti per due ore può avere capito che cosa sia veramente accaduto, al di là e fuori dalle riprese televisive (che ci sono state) e delle cronache giornalistiche (che non ci sono praticamente state). Sentir dire dai presidi “ora non ci sentiamo più soli” vuol dire molto, per chi sa davvero come vanno queste cose. Per chi sa degli atti vandalici a cui sono sottoposte le scuole impegnate a fare un po’ di educazione alla legalità, per chi sa del clima di diffidenza con cui ogni tanto sono guardati gli insegnanti e gli studenti più attivi nella lotta alle mafie. La scelta del ministero di intervenire con tutto il suo peso per dare appoggio e strumenti a una delle più grandi esperienze spontanee e collettive della storia della scuola italiana, è un cambio di marcia. Più di un cambio di marcia. Quasi un cambio di direzione.
Ecco. Mi sarebbe piaciuto che a sentire alcune di quelle dichiarazioni ci fossero quelli che dicono “sono tutti uguali”, “questo governo è tale e quale all’altro”. L’indulto, lo so, non ditelo a me… (finalmente iniziano ad accorgersi dell’effetto prodotto con quella legge sciagurata). Ma non si può giudicare l’attenzione o la qualità di un governo solo da quanti soldi dà a questo o a quello. C’è anche altro, che non si può esprimere in moneta ma conta, accidenti se conta. E che per tanti aspetti fa la qualità morale, civile, perfino economica, di un paese. Come cantava De Gregori? Non è solo da un calcio di rigore che si giudica un giocatore…
Nando
Next ArticleI soldi di Milano. Forza Francesca!