Un Pellegrino per Previti

Giuro che se mi avessero detto che un giorno un avvocato dei Ds sarebbe diventato il difensore di Cesare Previti nella sua causa contro il parlamento della Repubblica, non ci avrei creduto. E se mi avessero detto di pensarci bene perché uno che l’avrebbe potuto fare c’era, allora sì, un nome solo mi sarebbe venuto in mente: Giovanni Pellegrino. E infatti così è andata a finire. L’avvocato ex senatore ha detto di sì a Cesarone Previti. Gli darà lui una mano per ottenere ragione contro l’idea balzana che una condanna definitiva possa sbalzarlo fuori dal parlamento, per via di quella fastidiosa “interdizione dai pubblici uffici”.

Grande Pellegrino! Lui dirà (volete scommetterci?) che lo fa per garantismo, perché è il più garantista di tutti, perché anche il peggior soggetto del mondo ha diritto a un avvocato. Vero. Solo che non mi pare che Previti abbia bisogno proprio di lui come avvocato, visto che ne ha quanti ne vuole. Il suo problema non è restare “senza”. Il suo problema è avere una copertura politica, che è altra cosa. E Pellegrino ha deciso di dargliela, mettendo nella stessa marmellata di identità e di ragioni il simbolo della più indecente legislatura della storia repubblicana (nel senso che era lui a dettare al parlamento, in base ai suoi tempi giudiziari, le leggi ad personam) e il proprio partito, che è anche il maggiore partito del centrosinistra.

Ora si capisce meglio l’idea di politica e di morale politica che ha guidato per anni l’azione istituzionale dell’ex presidente della commissione stragi. Un presidente che personalmente ho sempre criticato per una gestione inaudita: fatta di colpi di teatro, di “rivelazioni” che si sgonfiavano in un attimo, e di tante insinuazioni gratuite (non sarei onesto se non ammettessi che questo è stato all’origine della mia critica) contro il generale dalla Chiesa. Ricordo l’ultima legislatura. Zero (dico zero!) ore di commissione sulla strage di Bologna, ossia la più grave e misteriosa di tutte. Quasi nulla su Brescia. Ore e ore contro il generale. E un interrogatorio al limite dell’insolenza contro Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, i due magistrati che, con un senso del dovere che non abbonda da queste parti, invece di abbandonare al suo destino il generale morto, si erano presentati davanti alla commissione per fugare, sulla base delle loro memorie dirette, le insinuazioni sparse a piene mani (leggete i verbali stenografici, sono un documento agghiacciante).


Dovetti portare più di cento firme di deputati di tutte le idee da Ciampi per fermare quella vergogna. E, visti i brillanti risultati, la Commissione Stragi è stata chiusa. Esattamente come ha rischiato di essere chiusa la Commissione antimafia dopo l’esperienza dell’ultima legislatura. Be’, che dire davanti alle ultime notizie? Tutto si tiene.

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