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L’altra faccia di Napoli
A Napoli si uccide ancora. Ho appena visto Primopiano con le sue immagini e le proposte di tanti protagonisti della vita civile e politica. Preoccupati, c’è da essere preoccupati.
Ma ho anche negli occhi il viaggio che ho fatto a Napoli l’altroieri nella mia qualità di sottosegretario all’università. Un viaggio che mi ha messo molto entusiasmo addosso, vedi un po’ come cambiano i punti di vista. Sono andato con Bruno Civello, il direttore generale dell’alta formazione musicale e artistica, a porre le basi di un grande progetto: la nascita di un distretto dell’arte e della cultura nel centro storico della città. Già l’assessore regionale Teresa Armato (le sia reso il merito) ha avviato il progetto di un “politecnico della arti” che integri le attività dell’Accademia di belle arti e del Conservatorio di San Pietro a Majella. L’abbiamo appoggiato subito pensando che potrebbe essere l’occasione per dare vita spontaneamente, sulla base di quello che c’è già adesso, a una porzione di città aperta a tanti giovani, e non solo ai giovani ovviamente, anche di sera. Il percorso va dal Museo archeologico, passa per la galleria Principe Umberto (oggi abbandonata, ci si potrebbe fare l’esposizione permanente delle opere migliori degli allievi dell’Accademia), passa appunto per l’Accademia, ricca di una pinacoteca bellissima; scende per via Costantinopoli, tra botteghe artigiane antiche, due belle chiese (entrambe da riaprire, per musica sacra), poi piazza Bellini con i suoi caffè letterari e qualche usanza di cabaret e di musica nei locali; poi va al Conservatorio, ricco di due auditorium e di una biblioteca musicale straordinaria (400.000 libri!) e diretta da un frate altrettanto straordinario (per cultura ma in tutti i sensi, visto che è anche il custode delle reliquie di San Gennaro…), con l’università Orientale subito alle spalle (e un indirizzo di laurea storico-artistico), e poi tutta la strada giù per Port’Alba e piazza Dante con una densità di librerie storiche (tra cui la Guida) che, parola mia, non ho mai visto in nessuna città d’Italia. Insomma un intero quartiere trasformato in un’area dove ci si incontra, si organizza cultura, si suona (superba sabato l’interpretazione di un sassofonista insegnante al Conservatorio di Salerno).
D’accordo per l’esercito, dunque; non mi spaventa, può servire a liberare un po’ di forze dell’ordine per i loro veri compiti, l’importante è che poi li svolgano con efficienza e dedizione. Ma ci vorrebbero anche dei piani mirati di rinascita di pezzi di città, da integrare tra loro. Sicché abbiamo deciso di investire sul teatro interno all’Accademia, oggi diviso in vani e inutilizzato dal pubblico. Faremo un bel teatro che funzioni anche la sera e aperto al pubblico; piazzato in un quartiere così diventa un moltiplicatore formidabile, luogo per compagnie di dilettanti, di teatro civile e di comici. Ecco, faremo questo e il recupero della galleria, oltre a potenziare Accademia e Conservatorio. Insieme con la Regione e gli altri enti locali. Piccola riflessione: queste cose non vanno in finanziaria, però si fanno; e cambiano la realtà sociale. So l’obiezione: ma non le dite. E infatti le sto raccontando. A Napoli la stampa e le tivù l’hanno detto. Perché per loro è una buona notizia. Ma noi preferiamo le cattive.
Nando
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