A morte Saddam? Noi e la vita del tiranno

Io la condanna a morte per Saddam non la voglio. Saddam è un criminale, un essere immondo. Si può ragionare per realpolitik se fosse meglio l’Iraq di ieri rispetto a quello di oggi. Ma lui è senza ombra di dubbio uno dei peggiori delinquenti della storia (almeno nel già nutrito elenco capi di Stato). Lo sterminio dei kurdi, le atrocità commesse contro gli oppositori sono ciò che porta ogni persona sensata a usare con parsimonia la parola “dittatura” o l’espressione “potere criminale” quando si vive dentro una democrazia precaria o autoritaria. Eppure ho dentro un’inquietudine a pensare che in nome dell’umanità violata possa essere irrogata una condanna a morte. Si dice che per i tiranni la condanna sia sacrosanta, e che abbia anche un valore catartico, in ogni caso esemplare, di monito a futura memoria. Può darsi che mi influenzi il fatto di non avere, per mia infinita fortuna, conosciuto dal vivo una dittatura. Ma credo che una volta che il tiranno è prigioniero la vita, non in quanto vita sua ma in quanto valore assoluto, gli debba essere risparmiata. Attenzione, non mi tocca il ragionamento tipico di questi casi: “per non trasformarlo in vittima”. No, l’eliminazione fisica non mi piace perché aiuta comunque a pensare che la condanna a morte di chi non ha più la libertà personale sia possibile, anzi giusta. Buon rito di giustizia. Che diventa esemplare e fa cultura anche al di là del caso singolo.

Credo che una volta che il tiranno è prigioniero, il problema sia di avere una civiltà politica così forte da saperlo tenere prigioniero senza ritorni di fiamma. E’ la storia lo strumento della giustizia. Che i crimini siano crimini per sempre. Ma è esattamente questa la sfida con noi stessi. Che, come umanità, sappiamo che si può sempre “rivedere” la storia fino a negarla, che ci sono le ondate di irrazionalità fetida sempre in agguato nelle nostre civiltà, figurarsi nell’Iraq di oggi. La condanna a morte rischia di sancire solo la nostra paura di essere deboli. Non di fronte alla storia del passato. Ma di fronte alla storia del futuro. Quando il tiranno criminale potrebbe essere salutato come il salvatore. Perché i tiranni hanno sempre molti complici tra gli “innocenti”.

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