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..e nacque un bel dibattito.. (in vista di Prodi)
Grande è il disordine sotto il cielo. Ma la situazione non è eccellente. Solo discreta. Intanto si segnala il bel dibattito nato sul post del 2 novembre rivolto agli amici blogghisti. Ho atteso un po’ a tornarci, per dare il tempo ai volonterosi ritardatari di intervenire. Le parole di Prodi sul paese impazzito mi offrono ora il destro per spiegare meglio il senso del post. Che è nato per rispondere ad alcuni commenti. Che cosa mi colpiva di quei commenti? Che avevano lo stesso suono di tanti interventi che sento in giro nel paese. Il mettere regolarmente in alternativa interessi legittimi, il porre in contraddizione tra loro scelte entrambe utili e buone per il paese. Per dire che i “propri” interessi legittimi sono i più legittimi e urgenti di tutti. E che chi non lo capisce non è molto intelligente, deve darsi una mossa, lavorare di più, ecc.ecc. Allora. C’è un problema di modi, lo ammetto. Questo è uno strano paese. Dove si discute dottamente se sia educato dire “buon appetito” prima del pranzo o “salute” a chi starnutisce. E dove, al tempo stesso, si ha una facilità sconcertante a svillaneggiare e insultare invece di criticare. Ecco, questo blog è stato pensato come strumento di informazione e comunicazione un po’ speciale. Per le cose che vi si dicono, per come lo si dice. Perché la nostra cultura è in sofferenza sia sul “che cosa” sia sul “come”. E fa affidamento, il blog, sul reciproco autocontrollo, tanto che nessuno filtra gli interventi. La formula non deve dispiacere a chi lo visita, se abbiamo raggiunto (lo sapevate? è un bel successo!) lo stesso numero di lettori del “Riformista”, del “Foglio” o di “Europa” (eh, non fate gli schizzinosi, lo so che non sono miliardi di copie…). Dunque nessun “fan club”, ma condivisione di un metodo. Quando ha senso, ci sta anche l’invettiva. Benigni non è mai volgare anche se usa tutto il turpiloquio di questo mondo.
Poi c’è la questione (di sostanza) posta da Prodi. Dice: un capo del governo non lo può dire. Punti di vista. Il fatto è che quello che Prodi ha detto lo avevano già detto altri. Per esempio Scalfari su Repubblica o il rettore della Cattolica all’inaugurazione dell’anno accademico. Si fa fatica a integrarsi in una visione d’insieme. La tassa sul Suv è un delitto. 5 euro di tassa di soggiorno sono un altro delitto. Non alzare il tetto della spesa sulla base dell’inflazione è una rapina. Portare l’aliquota al 45 per cento per i grandi redditi è aggressione ai ceti medi. E via, e via… Secondo me noi non ci rendiamo conto del lascito culturale e morale del berlusconismo. Avevamo detto che sarebbe stato faticosissimo sanare questo tipo particolare di “disavanzo”. Solo che alla profezia (giusta) non sta seguendo la pratica. Siamo tutti un po’ più egoisti e volgari di cinque anni fa. E ci siamo assuefatti all’idea della bacchetta magica. Dopo cinque anni di cura stiamo vedendo il prezzo da pagare. Vogliamo che aumenti ancora?
Nando
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